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Thor: The Dark World

Regia di Alan Taylor vedi scheda film

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Tato88

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La recensione su Thor: The Dark World

di Tato88
8 stelle

Ok, a tre giorni di distanza dall’anteprima svoltasi durante il Lucca Comics & Games possiamo finalmente sentirci pronti a dare un giudizio obiettivo ad uno dei più riusciti film della Casa delle Idee (State tranquilli, non c’è il minimo spolier! ;).



Premessa: dopo 4 ore (di cui 3 preventive) di coda con addosso costume e armatura del Dio del Tuono (c’era la priorità d’accesso a chi si fosse presentato in cosplay a tema Marvel), aver scambiato chiacchiere e contatti con un assortimento di Loki e Thor pressoché innumerevole, aver posato per Sky Cinema News e aver assistito ad alcune clip di presentazione di alcune clip (di cui alcune sopra i 5 minuti) di “The Avengers: Age of Ultron”, “Guardians of the Galaxy” è “Captain America: the Winter Soldier”, era inevitabile che si creasse un’atmosfera più-che-sublime per la visione del Cinefumetto in questione e che forse ha incrementato oltremisura le entusiastiche reazioni (mie e di tutto il resto del pubblico, che sembrava stesse tentando di far collassare l’intero cinema a suon di applausi). Da qui, l’autoimpostomi embargo di tre giorni prima di recensirlo.



Ebbene, “Thor: The Dark World” è una figata pazzesca stupenda immensa meraviglia di gargantuesca magica epicità esplosiva visiva booom!!!

Scherzi a parte, l’ultimo film targato Marvel (che presenta una nuova animazione del Logo della casa) è senza dubbio uno dei più riusciti della serie. Sicuramente una spanna sopra “ron Man 3”, e non teniate troppo conto della mia personale predilezione per il vendicatore col martello. Ma partiamo da ciò che non funziona e che non consente l’aggiunta della quinta stellina (sorvolando sulla ormai celeberrima incapacità della Marvel di una decente conversione stereoscopica).

A sorpresa, la regia. Il cambio di registro si sente enormemente, e Alan Taylor non è decisamente all’altezza dell’eredità di Branagh. Se in parte quest’ultimo aveva contro di sé una sceneggiatura relativamente semplice e sbrigativa per quanto concerneva i rapporti tra i personaggi, era riuscito ad approcciarsi alla materia in maniera forse un po’ ripetitiva, sì, ma comunque originale e funzionante (vi ricordate tutte quelle inquadrature sbollate?). Dunque c’era del “metodo”. Taylor invece non sembra proprio sapere dove mettere le mani, regalandoci inquadrature scialbe e poco emozionanti (sicuramente non epiche) e facendo qualcosa di buono giusto negli inseguimenti aerei e nelle grandi scene d’azione finali (ma tanto è tutta CGI, quindi immagino ci fosse qualcun altro al timone in quel momento). In particolare questa incapacità di gestione si nota nelle due grosse scene di battaglia corali del prologo e del primo atto in cui attua una “tattica alla Coppola”: scelti a casaccio i punti macchina, la scena viene girata integralmente. Poi si torna in partenza, si cambiano i punti macchina, e si ricomincia. E così via, finché non è stato portato a casa abbastanza materiale nella speranza che dal montaggio venga fuori qualcosa di buono. Ma Taylor non è Coppola e non c’era certo Walter Murch in cabina di montaggio. Il risultato è una grande accozzaglia di inquadrature sconnesse che rendono impossibile capire la dinamica dell’azione. Ok, finiamola qui di tirare sul regista che sembra aver fatto il possibile per rovinare il film.

Il secondo punto debole del film è il villain di turno: tale Malekith, interpretato da uno studiatamente inespressivo Christopher Eccleston. Un personaggio senza profondità né possibilità di redenzione, che fa cose cattive perché è stato scritto così (ricordate le ultime parole che Coulson rivolge a Loki? A Malekith si addicono di più) e la cui presenza distrae e innervosisce tanto i personaggi quanto gli spettatori, che preferirebbero concentrarsi sul vero punto focale del film: il rapporto tra Thor e Loki. Ma almeno c’è da dire che alla fine non si rivela un attore camuffato…

Quindi, nonostante tutto ciò, la grandiosa sceneggiatura salva e innalza il film ad altissimi livelli. I fan hanno chiesto più Loki, e la Marvel (e Tom Hiddleston) ci hanno regalato la sua miglior apparizione, la sua miglior interpretazione, le sue migliori battute e il suo sviluppo più esaltante. Ad ogni apparizione del Dio dell’Inganno scattava automaticamente l’applauso, fosse un dettaglio o una semplice occhiata fuori campo, e c’è da dire in effetti che erano meritati. Ogni scena che lo vede coinvolto assume necessariamente lo statuto di mito, sia per dinamiche narrative che psicologiche, mai banali, mai prevedibili. Del finale poi, se ne può parlare per decenni.

Alla pari di quello con Loki, anche il rapporto di Thor con Jane viene arricchito di nuovi risvolti sentimentali, un po’ shakespeariani magari (cioè classici ma sempre efficaci) ma comunque bene accolti dal pubblico.

Infine, ultima nota di merito va all’ironia. Fisica, verbale, ricercata. Ce n’è per tutti i  gusti ma mai infantile e al limite del demenziale come accaduto spessissimo in “Iron Man 3” che faceva sentire un buon 70% del suo pubblico troppo vecchio. Vedrete che sebbene non si giochi più molto col fattore “pesce fuor d’acqua”, gli sceneggiatori hanno ingegnato per bene un sacco di gag che coinvolgono tutti i personaggi e gli oggetti di scena presenti nel film, soprattutto il Martello, Kat Dennings e illustri camei.

Non perdetevi inoltre le due (DUE) scene dopo i titoli di coda (una a metà come in “The Avengers” e una proprio alla fine come vuole la tradizione), entrambe davvero “cicciose” (e non inutili stile “Iron Man 3”) che rendono lo spettatore, se ancora ce n’era bisogno, pienamente soddisfatto dal film.

 

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