Regia di Pippo Mezzapesa vedi scheda film
Realizzato il suo Sogno di una morte di mezza estate, il bitontino Pinuccio Lovero, oltre all’agognato posto di becchino, ha trovato pure l’effimero quarto d’ora di celebrità, dopo il passaggio a Venezia 2008 del primo film dedicatogli da Pippo Mezzapesa. Ora, per risalire la china del successo, candidarsi alle elezioni comunali non pare una cattiva idea: gli slogan (o «logan», come li chiama lui) si scrivono praticamente da soli, il «futuro» cui tiene Pinuccio è «a livello cimiteriale», dunque unanime, trasversale, sinceramente democratico. E nel confronto con gli altri aspiranti consiglieri - di cui Mezzapesa propone brevi interviste, sprofondandole in campi lunghi di urbana degradazione - il suo programma elettorale, che promette più loculi (o «oculi»?) per tutti e un camposanto più vivibile, sembra improbabilmente concreto. Forse, nel tentativo di illustrare l’Italia per sineddoche, Mezzapesa piazza un po’ troppa carne al fuoco: avvicina defunti e politici, santi e santini, la critica alla società dello spettacolo e quella alla spettacolarizzazione di bizzarrie sociali, la denuncia di qualunquismo a quella di arretratezza culturale. Ma l’affollarsi di spunti interessanti trova la quadra nell’affetto sincero con cui l’autore pedina il protagonista: candido fino allo stremo, Pinuccio è il corrispettivo esistente del Luciano di Reality, e nel delineare il suo grottesco contesto, Mezzapesa non lo prende mai, davvero, in giro. Ed ecco che, a tradimento, lo sguardo attonito e incapace di comprendere di Lovero, nel finale ci spezza il cuore.
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