Regia di Corrado D'Errico vedi scheda film
Accusato di corruzione di giovani, il filosofo Socrate si difende pubblicamente in tribunale. Come è noto, non avrà fortuna.
Il punto di partenza di questa pellicola sono naturalmente i Dialoghi di Platone (in particolare l’Apologia di Socrate), che riprendono fedelmente il pensiero di Socrate; il regista Corrado D’Errico, con una sceneggiatura da lui stesso firmata, mette così in scena il processo al filosofo greco del quinto secolo Avanti Cristo, che sulla base dei suoi celeberrimi ragionamenti dimostra che l’unica cosa che sa è di non sapere e che la sua condotta è quanto di più innocente potrebbe esserci, essendo il processo a suo carico del tutto privo di fondamento logico. Notoriamente ciononostante Socrate fu condannato a morte, ma al di là del triste epilogo l’occasione artistica è comunque eccellente per Ermete Zacconi, divo del nostro cinema ormai avanti negli anni ma ancora decisamente in forma smagliante, per mettere in mostra le sue capacità istrioniche. Classe 1857, per evidenti motivi cronologici Zacconi ha avuto poche occasioni per rimanere immortalato su pellicola e questo film è una delle maggiori testimonianze delle sue doti; il personaggio di Socrate era del resto nelle sue corde, avendolo interpretato più volte anche sulle assi del palcoscenico. Al suo fianco qui troviamo inoltre, fra gli altri, Rossano Brazzi, Filippo Scelzo, Albino Principe, Nerio Bernardi, Aldo Fiorelli, Luigi Almirante, Alfredo De Sanctis e, nei panni di Santippe, Olga Vittoria Gentili. Di sicuro se Processo e morte di Socrate non venne accolto con entusiasmo qualche pecca è da attribuire anche a D’Errico, che confeziona un lavoro piuttosto statico, certamente non aiutato da un copione nel quale – per capirci – la prima mezzora è impegnata esclusivamente da un monologo del protagonista nell’aula del tribunale, e in seguito il ritmo effettivamente non è molto più vivace. 4/10.
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