Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Il cinema è morto perché chi lo produce è morto. Dentro.
E' un film gelido, glaciale, dove i protagonisti vivono nelle tenebre infernali, nonostante sia dotato di una fotografia dai colori vividi, e sia girato a Hollywood in primavera, in uno dei brevi periodi in cui le colline si coprono di verde. Questi due elementi producono un curioso constrasto, che suona quasi voluto e ironico. Tuttavia, al di là dei variopinti scenari in senso stretto, le strade e i passanti sono come rarefatti, distanti, e alquanto squallidi, nonostante la pulizia, la ricchezza e il benessere materiali siano onnipresenti. Quanto a qualità umane e morali, vediamo invece ogni genere di sozzura e di lordura. Credo che il riuscire a costruire un'ambientazione di questo tipo non sia un risultato da poco per Paul Schrader, anche perché essa è una nota costante che attraversa tutto il film in modo coerente. Del resto, il regista di "American Gigolò" è un esperto della corruzione morale delle alte sfere, dei ricchi sfondati che non sanno più che fare dei propri soldi. Dei ricchi sfondati, appunto, e di chi aspira a diventarlo.
Gli attori sono quasi "troppo belli" e patinati, come in una serie TV di quelle che si fanno oggi, e non recitano troppo bene. Eppure in qualche modo funzionano, perché sono esponenti credibili di quel mondo vacuo e coperto di lustrini che ruota attorno a molte produzioni. A poco a poco si evince che il film che hanno in progetto di fare è uno di quei filmetti di infimo livello, che una volta si chiamavano "straight to video", e oggi forse "straight to Netflix"; alcuni effetti speciali che si vedono vanno nella stessa direzione.
Il peggiore dei personaggi sembra essere il regista o produttore, figlio viziato di papà ricco. Si vanta pubblicamente, e in presenza della sua ragazza, di frequentare siti di incontri sessuali. Però non tollera le infedeltà di lei, ed è disposto ad uccidere chiunque gliela tocchi. E organizza le ammucchiate. E' una logica assurda, ma per lui fila perfettamente. Il ragazzo al verde che brama per avere la parte è però poco migliore di lui. E' disposto proprio a tutto pur di avere quella particina in quel filmaccio di serie Z, e anche lui inganna e mente a destra e a manca. In lui tutto sembra falso. L'unica che sembra meno negativa e la ragazza del rampollo viziato di cui sopra, la quale però è succube di lui e non si rende conto che le sue pretese sono assurde. Tuttavia anche lei, in passato, aveva lasciato il ragazzo pur amandolo, solo perché non aveva prospettive economiche...
In generale è un film teso e mai banale, non piacevole ma nemmeno sgradevole in modo programmatico e insostenibile; infondo, esprime un dolore per un bene che non c'è. Sembra essere il canto funebre di Schrader per il cinema che non c'è più, forse perché coloro che fanno i film sono individui abbietti che non hanno nulla di buono in sé. Come potrebbero costoro produrre qualcosa di bello?
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