Regia di Paul Schrader vedi scheda film
In una Hollywood spettrale e fatiscente si sta allestendo un filmetto di serie Z in cui nessuno sembra credere: ognuno dei diretti interessati si è lasciato coinvolgere per un secondo fine, e i nodi stanno per venire al pettine. Schrader riprende e aggiorna il discorso di Auto focus: non solo per la pratica alienante del sesso compulsivo, ma anche e soprattutto per la pervasività della tecnologia (lì finalizzata alla riproduzione delle immagini, qui alla comunicazione a distanza e al controllo delle vite altrui). Lo fa con una messa in scena freddissima (una serie di dialoghi intervallati da brevi spostamenti) nonostante le molte sequenze in piena luce (cosa strana, per un regista notturno come lui), servendosi di interpreti che per contratto esibiscono una bellezza patinata e recitano da cani. Eros e thanatos sono stati seppelliti dalla noia e dall’insensatezza della vita: le coppie si fanno e si disfano senza un perché, e quasi per caso viene compiuto un delitto senza castigo come nell’altmaniano I protagonisti. Ma bisogna arrivare all’ultima scena per domandarsi chi sia il più psicopatico di tutti.
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