Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Presentato all'ultima edizione del Festival di Venezia, "The Canyons" è l'ultimo lungometraggio diretto dal regista americano Paul Schrader, che si basa sulla sceneggiatura dello scrittore Bret Easton Ellis.
Attraverso lo sguardo di quattro ambiziosi personaggi entriamo nel mondo del cinema hollywoodiano che si presenta come fonte di gloria e successo ma che nasconde, invece, una realtà ben più oscura e inquietante.
Tara e Christian si frequentano da circa un anno. Lei aspirante attrice, lui ricco e viziato produttore cinematografico. La loro trasgressiva relazione verrà messa in dubbio dall'incontro di Tara con Ryan, un suo ex fidanzato, ora in coppia con Gina, che è ancora innamorato della giovane attrice. La situazione si farà, con l'avanzare del tempo, sempre più tesa e minacciosa, raggiungendo il suo apice con gli eventi dell'epilogo.
Fin dall'inizio della pellicola, però, ci rendiamo conto che il regista ha puntato a qualcosa di ben più complesso. Schrader non vuole solo raccontarci questa storia.
I titoli di testa, infatti, mostrano, in sequenza, numerosi cinema abbandonati e in rovina. È chiaro quindi l'intento: stabilire una connessione tra la vite dei protagonisti e il concetto (non più così tanto originale) della morte del cinema.
Se partiamo con questo presupposto, però, il risultato finale non si mostra così tanto soddisfacente. È apprezzabile il tentativo, ma non basta una carrellata di immagini degradanti per trasportare la sensazione di decadimento a tutto il resto. In realtà il senso di abbandono e di deterioramento è ben presente all'intero della storia, ma non sempre si lega efficacemente a quel principio di base sul quale dovrebbe fondarsi il film. Se ci limitamo, però, ad analizzare la trama senza la pretesa di cercare quacosa che vada necessariamente "oltre", il risultato complessivo non è poi così disastroso.
Ripeto: il tentativo è evidente e, in parte, apprezzabile, ma funziona solo per metà.
È inoltre da rilevare il rapporto che si instaura tra lo stile del film e un'altra importante tematica, questa volta interna alla trama.
Per tutta la durata del lungometraggio, infatti, si fa sentire (e vedere) il vuoto che scuote e distrugge le vite dei personaggi: dalle ville con piscine e viste mozzafiato alle trasgressioni sessuali di Tina e Christian. Un grande involucro che cerca di nasconde la debolezza e l'impotenza delle vite dei protagonisti.
Schrader decide di immortalare questo "nulla" attraverso una regia che vuole colpire e che vuole esibirsi, rischiando, in alcuni casi, di diventare eccessiva e disturbante (come in alcune inquadrature con una sovraesposizione decisamente inopportuna).
Anche dal punto di vista interpretativo il risultato complessivo oscilla parecchio. Si va dalla buona interpretazione di Lindsay Lohan a quelle, decisamente meno buone, degli interpreti maschili (Nolan Gerard Funk e il pornoattore James Deen): forzatissimi e monoespressivi.
"The Canyons" è, nel complesso, un film riuscito per metà. Nulla di disastroso (come molti lo hanno definito) ma, al tempo stesso, nulla per cui valga la pena di ricordarlo. Si potrebbe quindi dire che, nel complesso, l'ultima fatica di Paul Scharder sia riuscita a raggiungere quei requisiti minimi di base, riuscendo a evitare il flop.
Questo e niente di più.
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