Espandi menu
cerca
Calvario

Regia di John Michael McDonagh vedi scheda film

Recensioni

L'autore

fixer

fixer

Iscritto dal 17 febbraio 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 49
  • Post 46
  • Recensioni 95
  • Playlist 47
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Calvario

di fixer
8 stelle

 

 

 Brendan Gleeson in Calvario (2014)

 

 

 

ESSERE PRETE ORA

Un prete adesso. Che cosa ci fa un prete nel mondo attuale? Ha ancora senso il suo ruolo in un mondo ormai scristianizzato che sembra aver perduto il senso religioso, la fede?

E la fede che cos’è oggi? Ha lo stesso significato di un tempo oppure è qualcosa di diverso, qualcosa che è andato modificandosi con il passo del tempo, con l’evoluzione dei costumi, del valore stesso di religione?

E il peccato? Che cos’è oggi il peccato? Ha ancora valore la distinzione fra peccato mortale e peccato veniale, quando ci si interroga ormai se esista o debba esistere il valore del peccato?

E la virtù? A un certo punto, verso la fine del film, in un colloquio telefonico con sua figlia e ormai prossimo all’estremo sacrificio, padre James fa una riflessione a questo proposito:”Si parla fin troppo di peccati e non si parla abbastanza di virtù” “E qual è una virtù?”chiese la figlia “Il valore del perdono è ancora troppo sottovalutato”.

Già, il perdono. Quella cosa, cioè, che non viene presa in considerazione e che, invece, conserva ancora intatta la sua carica rivoluzionaria. Una virtù cioè che richiede doti di umiltà e di apertura verso l’altro non comuni e che per questo motivo viene scarsamente praticata.

 

 Brendan Gleeson in Calvario (2014)

 

 

 

 

Certo, nella cittadina in cui Padre James, il protagonista, svolge a fatica la sua missione, sembrano tutti buoni cristiani quando sono in chiesa e fanno la comunione (come sembra suggerire l’inizio del film). Poi capisci che è tutto molto più complicato.

Egli stesso, Padre James, è complicato. Per la sua storia, ad esempio. Prima di farsi prete, è stato sposato ed ha avuto una figlia. Morta la moglie, nonostante sua figlia avesse, com’è ovvio, bisogno di lui, ha indossato l’abito talare. Ma immaginiamo quanto sia profonda la lacerazione fra i suoi doveri di padre e la sua nuova vita di prete: una lacerazione che è tormento e che lo accompagna perennemente.

La sua è una figura che oscilla continuamente fra il dovere di infondere speranza e vicinanza spirituale e materiale e le tentazioni di un carattere forte, poco incline ai compromessi e inquinato da un orgoglio che dura fatica a mortificare.

 

 Locandina italiana Calvario

 

GLI INCONTRI E GLI SCONTRI

In effetti, nessuno dei suoi fedeli sembra vivere una coerente pratica religiosa né manifestare una convinzione particolare; in più, nutre verso il parroco una certa qual insofferenza, causata dal fastidio con cui il sacerdote “s’intromette” nei loro affari quotidiani, nella convinzione di comodo che il prete debba fare il prete all’interno della sua chiesa e basta.

Da qui la crescente incomprensione fra lui e i parrocchiani. Com’è suo dovere, il prete inizia una serie di incontri individuali, in parte spontanei e in parte richiesti, con i fedeli.

Come nella Via Crucis, ogni incontro è una stazione che porterà poi al Calvario e cioè alla morte. Egli ha già ricevuto, all’inizio del film, in confessionale, una minaccia di morte con una data ben stabilita. Da quel momento, inizia per Padre James il cammino verso l’estremo sacrificio. Ogni incontro è quasi sempre uno scontro: con l’immigrato che lo invita a farsi gli affari suoi quando Padre James lo invita a non commettere adulterio con una donna sposata; con il medico che lo provoca irridendolo, con il prostituto maschio che si rivolge a lui con frasi indecenti, con il ricco padrone di un castello che piscia davanti a lui su un quadro di valore; con l’anziano scrittore che lo rispetta ma che non ne condivide le certezze; con la figlia cui chiede perdono; con il barista che a muso duro gli dice che il suo tempo è finito e che non conta più nulla e, alla fine, con il macellaio che sarà poi il suo boia e che lo farà diventare vittima sacrificale innocente per tutta la serie di orribili atti di pedofilia di cui i preti si sono macchiati.

 

 Brendan Gleeson and Kelly Reilly in Calvario (2014)

 

 

 

LA TENTAZIONE DELLA FUGA

In questa Via Crucis, Padre James viene quindi schernito, provocato, minacciato e alla fine ucciso. Una sola volta sembra perdere il controllo ed è quando al bar viene pesantemente insultato. Ha bevuto qualche bicchiere di più e non riesce più a contenersi quando l’immigrato lo rimprovera chiedendogli maggiore umiltà e il gestore del bar gli fa capire che ormai è una persona fuori posto e che non conta più nulla. Estrae la pistola e spara a qualche bottiglia. Perde soprattutto il controllo quando il suo vicario, tipico ed odioso rappresentante di una Chiesa ipocrita e saldamente ancorata a potere e beni materiali, gli chiede meravigliato come un buddista (il barista) possa averlo picchiato.

La rabbia di Padre James (interpretato alla grande da Brendan Gleeson) scoppia soprattutto davanti ai rappresentanti della Chiesa che dovrebbero dare esempio di virtù e che invece mostrano di essere più lontani da Dio rispetto agli altri.

Come nella Passione (Signore, se Tu vuoi, allontana da me questo calice”Gesù mormora sul monte degli Ulivi), anche il protagonista è tentato di mollare tutto. Prenota un volo per Dublino, ma, al momento di salire sull’aereo, nota che una bara sta per essere caricata sul velivolo. E’ la salma di un uomo che è morto in un incidente stradale. Sua moglie sta per imbarcarsi sullo stesso aereo: Padre James è stato colpito dalla forza interiore con cui la donna ha affrontato questa prova. La accetta perché così è successo e basta. Ma la sua fede non ha vacillato. La lezione è chiara: non si fugge, non ci si può sottrarre alla propria missione. E ritorna alla sua parrocchia, che è stata fra l’altro bruciata dallo stesso che ha deciso di ucciderlo.

Ucciderlo. Uccidere lui, un prete innocente come espiazione per tutte le vittime innocenti della pedofilia attuata da tanti preti cattolici.

L’assassino è in realtà una vittima di queste azioni vergognose. Non è riuscito a liberarsene. Il tempo non ha cancellato nulla. Quegli episodi hanno lavorato nel suo cervello, hanno condizionato la sua vita, la sua sessualità, le sue scelte, le sue relazioni. Invece di attenuarsi col tempo, la sua rabbia è andata montando, fino a diventare un macigno. Nella mente di quest’uomo cresce la convinzione che solo un atto altrettanto blasfemo possa pareggiare il danno che ha subito. Uccidere un sacerdote innocente e capace.

 

 Brendan Gleeson in Calvario (2014)

 

PERCHE’ MI HAI CHIAMATO?

A un certo momento, chiamato da un pluriomicida, suo ex-allievo, ora recluso, di fronte ai segnali di poca contrizione che il detenuto dimostra, gli chiede:”Perché mi hai chiamato?”

Già, potrebbe essere anche la domanda che il sacerdote potrebbe rivolgere a Dio stesso:”Perché mi hai chiamato?”. Sbattuto in un luogo semi-ostile, con il rimorso di aver abbandonato una figlia (che tenterà poi il suicidio) per rispondere alla chiamata, con l’intima sensazione che forse la sua missione si è rivelata un completo fallimento, Padre James si rivolge “in extremis” a Dio stesso, quasi rimproverandoLo di avergli chiesto un sacrificio superiore alle sue forze.

Padre James accetta questa prova. Fuggire non lo porterebbe a nulla. L’assassino ucciderebbe un altro. “Sei ancora in tempo” trova il coraggio di dirgli, anche quando gli ha sparato un primo colpo. “Recita le tue preghiere” gli intima l’assassino “Le ho già dette”. “Le ho già dette”: una frase che è un aforisma, un modo di vivere, una scelta eroica ma coerente con il suo ruolo e la sua missione.

Paradossalmente, il sacerdote trova la risposta nel massimo momento di crisi. Lasciarsi uccidere significa chiudere un cerchio di violenza ed impedire che la sua fuga porti ad altra violenza.

 M. Emmet Walsh and Brendan Gleeson in Calvario (2014)

 

 

Il film si fa apprezzare soprattutto per i contenuti, per un’insolita profondità di temi e riflessioni, per l’ambigua (volutamente)rappresentazione della figura del prortagonista, per la tensione che accompagna il film per tutta la sua durata.

Non ci sono compiacimenti formalistici, cadute didascaliche o pesantezze moralistiche. E’ un film che va diritto allo scopo e richiede una certa autoanalisi (o esame di coscienza, che si creda o no).

 

Brendan Gleeson and Kelly Reilly in Calvario (2014)

 

                                                                         

.

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati