Regia di Piotr Trzaskalski vedi scheda film
Una storia maschile. Raccontata dall’interno dell’incomprensione che divide tre generazioni. Un nonno, un padre e un figlio, dopo essersi persi di vista, si ritrovano improvvisamente insieme. La vita li ha separati, ed è evidente l’imbarazzo che provano nel doversi confrontare con un dialogo interrotto che nessuno di loro ha alcuna voglia di riprendere. E poi sono diverse le direzioni in cui essi guardano: al passato, al presente e al futuro, secondo l’età e l’angolazione imposta dall'esperienza vissuta. Gli anziani si nutrono di ricordi, di rimpianti e di nostalgia. Gli uomini di mezz’età si lasciano assorbire dagli impegni quotidiani. Gli adolescenti pensano alle scelte che dovranno affrontare. Sono pensieri scaturiti da prospettive differenti, però sono tutti ugualmente solitari, improntati ad un rapporto individuale ed esclusivo con il rebus della propria esistenza. Nella formulazione del problema manca del tutto un termine di paragone in carne ed ossa, che non sia un’idea astratta della felicità, bensì un altro essere con cui realizzare un progetto comune. In assenza di questo, l’azione del costruire rimane priva di una dimensione autenticamente umana. Non si può imparare, progredire o crescere senza dare e ricevere. È questo il filo conduttore che unisce le anime a prescindere dallo scorrere del tempo e dalle divergenze di vedute. Ma è anche un compito che in tali ostacoli si incaglia continuamente, perché ogni reciprocità presuppone la capacità di intendersi. W?odek, una volta, suonava il clarinetto, soprattutto il jazz di Benny Goodman. Pawe? è un famoso pianista, un grande interprete di musica sinfonica. Maciek, invece, ascolta il pop attraverso le cuffiette. Ma c’è qualcosa che amano tutti e tre, anche se forse è “solo” un cane. E qualcosa che li commuove allo stesso modo, e che magari è una bambina sconosciuta, affetta da una misteriosa malattia. E poi, in cantina, c’è quella bicicletta, che non è semplicemente un vecchio oggetto dimenticato, perché per ognuno di loro ha un significato preciso, che aspetta di essere scoperto. Per iniziare a parlare, e magari riconciliarsi, si può partire anche da lì. È il punto fermo che rappresenta tutto ciò che non passa, che rimane sempre attuale, perché è capace di trasformarsi, risultando infine utile a tutti. I legami sono realtà fluttuanti, fragili e tormentate, e costantemente minacciate dalla tentazione di fuggire. Gi abbandoni possono essere momentanei o definitivi, come quando qualcuno tradisce oppure muore. Ma ciò che resta non è mai un nulla assoluto. L’istinto di sopravvivenza dell’amore si batte fino all’ultimo, compiendo una grande fatica e commettendo molti errori. La battaglia è perlopiù una convulsa schermaglia, intrisa di slanci avventati e di futile rabbia. Tuttavia, pur nella sua goffa manchevolezza, è nobile il suo intento di pervenire alla pace. Tutti i giorni noi diamo il nostro modesto contributo a questo guerresco paradosso, dribblando, per codardia, tanto la sconfitta quanto la vittoria. Durante la corsa, prima o poi, incontriamo per caso qualcuno a metà strada. A quel punto, però, magari non sappiamo come proseguire insieme, uniformando il passo. Mój rower ci spiega che ciò è inevitabile, ma non è poi così importante. Perché comunque tutto cambia, quando non si è più soli.
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