Regia di Francesco Prisco vedi scheda film
È buio, l’asfalto è liscio, le immagini che tappezzano l’abitacolo del guidatore spezzano la visuale. Una in particolare attira l’attenzione di Matteo: salito a bordo per un controllo, il poliziotto scende con una foto scattata davanti a un bar di Bolzano. La perderà poco dopo, quando l’autobus finirà fuori strada e lui riuscirà a salvare dal rogo una giovane donna. L’incidente stradale è la miccia che accende tre fiamme: Matteo, un Pasotti ineditamente pompato e aspro, torna al nord dove ha lasciato una donna e suo figlio, cresciuto con un altro padre gestore del bar “Terzo Tempo”; Assia, unica superstite del disastro, lo segue perché l’ha amato in silenzio per anni, e non può essere una coincidenza che proprio a lui debba la vita; Enrico, comico sorpassato dalla tv, le offre un passaggio, ha una pistola nel cruscotto e un conto da saldare. Nulla accade per caso, in questo esordio italiano che attraversa la penisola costeggiando il noir: Nottetempo segue tre solitudini dalla Campania all’Alto-Adige, bilancia la disperazione di due figure maschili accecate dalla perdita (oltre a Pasotti, un amaro Gianfelice Imparato) con una presenza femminile quasi aerea (Nina Torresi, ragazzina caparbia che disegna l’amore sul vetro appannato). Storia di incroci e di bivi, di umane bassezze e riscatti (im)possibili, l’opera prima di Prisco frequenta il thriller e il grottesco ma conosce profondamente la misura del dramma. La dilata in un “terzo tempo” riconciliante eppure essenziale alla chiusura di un cerchio destinale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta