Trama
La leggenda dice che il più grande signore del Giappone abbia sotterrato un milione di ryo d'oro e dipinto su un vaso una mappa con le indicazioni per ritrovare il tesoro. Se questo venisse ritrovato dal signore di Yagyu, la zona diventerebbe la più ricca di tutto il paese. Il vaso, però, non è più in suo possesso. Egli, ignorandone il segreto, l'ha da poco tempo regalato al fratello minore Genzaburo (Kunitaro Sawamura), come dono al Dojo Shiba di Edo (l'odierna Tokyo) per averlo accettato nella famiglia. Anche Genzaburo, che ora vive nel Dojo con la moglie Hagino (Ranko Hanai), ignora di possedere un tale tesoro, anzi disprezza il vaso, ritenendolo un dono troppo poco importante e un segno di scarso apprezzamento nei suoi confronti da parte della propria famiglia, e suggerisce perfino di sbarazzarsene. Genzaburo riceve presto la visita di un messo del fratello che, con una scusa, rivorrebbe indietro il vaso, ma si insospettisce dell'improvviso interesse per quell'oggetto inutile. Riesce a scoprire la storia della mappa, ma ormai la moglie l'ha venduto ad un rigattiere per poche monete. Il rigattiere, a sua volta, lo regala al piccolo Yasukichi - figlio di Shichibei, anche lui rigattiere - per tenerci un pesciolino rosso. Come sempre al calar della sera, Shichibei si reca nel locale di tiro con l'arco diretto dalla bella Ofuji (Kiyozo), fingendosi il ricco proprietario di un grande negozio per farsi bello agli occhi di Ohisa, una delle giovani intrattenitrici del luogo. Proprio quella notte, due fratelli si mettono a insinuare che le frecce usate nel locale siano storte, fornite apposta per non far colpire il bersaglio. Uno dei due promette di mettersi ad abbaiare come un cane, se qualcuno riuscisse a far centro. Shichibei colpisce il bersaglio, e Ofuji chiede all'uomo di mantenere la promessa di mettersi ad abbaiare. Questi, spalleggiato dal fratello, reagisce contro Shichibei, minacciando di far finire la questione in una rissa. Interviene Sazen Tange (Denjirô Ôkôchi) - un samurai senza un occhio e senza un braccio -, la guardia del corpo della padrona del locale, con cui è sempre buffamente in disaccordo, ed allontana i due balordi che si scusano con la proprietaria, ma giurano vendetta a Shichibei. Sazen Tange, per ordine di Ofuji, scorta Shichibei verso casa, ma questi - per nascondere la verità sul genere di negozio che possiede - lo congeda prima di aver raggiunta l'abitazione. I due fratelli ne approfittano per aggredirlo e ferirlo a morte. Soccorso dal samurai richiamato dai rumori della lotta, viene riportato al locale per curarne le ferite, ma Shichibei muore, raccomandandosi di prendersi cura del piccolo Yasukichi. Mentre Genzaburo si mette alla ricerca del vaso - in realtà una scusa per andarsi a divertire con Ohisa, all'insaputa della moglie - Sazen Tange e la padrona cercano il grande negozio di cui credono proprietario Shichibei, per comunicare a Yasukichi la scomparsa del padre.
Note
La pellicola è la prima in ordine cronologico - gli altri titoli sono Priest of Darkness (1936) e Umanità e palloni di carta (1937) - delle tre sopravvissute del regista giapponese Sadao Yamanaka, morto in guerra nel 1938 a soli 28 anni.
La musica che si ode appena dopo i titoli di testa è Rosamunde-Overture D.644 di Schubert.
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