Regia di Christophe Gans vedi scheda film
In attesa di scoprire le sorti dei due futuri adattamenti cinematografici, quello per la Warner Bros. (arenato in seguito all'addio di Guillermo del Toro) e quello diretto da Bill Condon per la Disney, la celebre fiaba de La Bella e la Bestia torna già sui nostri schermi in questo progetto francese, che per me nulla aggiunge di particolare interesse alla storia che a grandi linee conosciamo tutti o quasi. La prima mezz'ora lascia invero ben sperare e mi sono trovato coinvolto nella giusta misura. Eppure con il trascorrere dei minuti la mia attenzione ha iniziato a scemare, rischiando addirittura in più occasioni di cadere mio malgrado fra le braccia di Morfeo. In parte sarà perché non sono un estimatore dei film romantico-sentimentali, soprattutto nei casi come questo in cui l'immedesimazione dello spettatore con i due amanti stenta a decollare e mai si concretizza (ancora peggio i comprimari, la personalità dei quali o è caricaturale o è assente). E in parte sarà perché l'intreccio troppo spesso si accontenta di mere allusioni, in un accumulo di brevi sguardi superficiali a circostanze tra loro sconnesse (o relazionate in malo modo), senza approfondire con la cura necessaria gli aspetti fondamentali. Può essere che mi sia assopito, ma mi sembra persino che qualche passaggio sia andato perduto (nel montaggio?).
L'aver enfatizzato le componenti fantastiche si dimostra, a mio parere, una mossa infelice. Vengono così aperte un'infinità di possibilità che rimangono però insolute, prive di un contesto solido, ridotte agli accenni di cui sopra. Per di più tale scelta presta il fianco a facili critiche nei confronti degli effetti speciali non privi di difetti. Le creazioni digitali sono talvolta fastidiosamente evidenti. Meglio sarebbe stato allora risparmiare qualche investimento per focalizzarlo sul volto della bestia, che soffre palesemente dell'impassibilità granitica di trucco, parrucco e grafica. Buone comunque le atmosfere e promossa la colonna sonora. Un minimo di consolazione si ha grazie a questi aspetti degni di nota, per riuscire a non cedere a uno scenario altrimenti alquanto desolante.
1810. Dopo il naufragio delle sue navi, un ricco mercante cade in disgrazia e si rifugia in campagna con i suoi sei figli. Tra di loro c'è Belle, la più giovane e sua prediletta. Durante un faticoso viaggio, il mercante scopre il regno magico della Bestia, il quale lo condannerà a morte per avergli rubato una rosa, destinata proprio a Belle. Sentendosi responsabile della terribile sorte che si abbatte sulla sua famiglia, la figlia decide si sacrificarsi al posto del padre.
Sembra voler conferire più importanza alla forma che alla sostanza, con risultato altalenante.
La bella, di nome e di fatto. Ma non è tanto efficace nel ruolo e resta poco impressa.
La bestia. La sua maschera d'inespressività non aiuta di certo il personaggio.
Di tale Pierre Adenot, non me l'aspettavo così evocativa. Per me la musica costituisce uno dei pregi che limitano il danno e riescono abbastanza a compensare i difetti, scongiurando la totale disfatta.
Scarseggia in emozione e sentimento. Inoltre non è immune a qualche "buco" di sceneggiatura. Infine avrei probabilmente preferito un cast differente per i due protagonisti e degli effetti migliori.
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