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Saint Laurent

Regia di Bertrand Bonello vedi scheda film

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La recensione su Saint Laurent

di OGM
7 stelle

Dalla maison close alla maison de couture. Bertrand Bonello prosegue il suo percorso dedicato alla bellezza dall’anima dannata, che raggiunge una sublime raffinatezza attraversando le tenebre del vizio. Il suo ritratto  di Yves Saint Laurent prima ci sconcerta, e poi ci conquista, con la forza di una caricatura estetizzante che sa indossare con sofisticata nonchalance i propri eccessi didascalici, la propria espressività ingenuamente affidata ad un’ammiccante devozione al cliché popolare. Il culmine della carriera del celebre stilista, raggiunto alla metà degli anni settanta, offre l’occasione per proporre un variopinto gioco di luci ed ombre, in cui i lampi della passione creativa sono offuscati dalle nebbie di una maniacalità che si sposa con l’incertezza. Yves è un eterno adolescente che trasforma il suo infinito terrore verso la realtà in un tormentato amore per il regno della fantasia, dove vede colori e forme straordinari, ma anche immensi abissi di oscurità, in cui affondare i suoi vizi, le sue ossessioni, i suoi paradisi artificiali che si nascondono, nella sua mente, travestendosi da incantevoli inferni. Omosessuale e tossicodipendente, vive quella che,  per l’epoca, era una trasgressività da manuale, sulla scia di un istinto che non riesce a  venire a patti con la ragione. Le esigenze del lavoro incalzano, mancano il tempo e la libertà, ed anche l’eccentricità impone le sue regole, che non sono sempre facili da seguire. Quel giovane occhialuto dalla figura fragile e sottile è un’immagine di carta velina che non ha il coraggio di darsi in pasto al mondo: alla patinatura delle cronache mondane preferisce la sfuggevolezza di un mistero acerbo, che si rifugia in un oblio privato per timore di essere scoperto per quello che è, un nulla in cui manca tutto, compreso l’inquietante brivido dell’originalità. 

 

Gaspard Ulliel

Saint Laurent (2014): Gaspard Ulliel

 

Yves è diverso per forza di cose, per definizione, per mandato culturale, ma il suo carattere non è all’altezza della delicata missione che gli è stata affidata. Questo lo rende difficile da raccontare, perché è ben poca cosa quello che si riesce a strappare ai suoi terribili silenzi, alla sua voglia di dormire, di non esserci, di correre a piangere quando bisognerebbe avere la sfacciataggine di chiudere il discorso con un beffardo sorriso. Il genio, in questo caso, protegge la sua stranezza dentro un’autoironia timida e riservata, che chiude la sua ricercatezza in una corazza infantile, in cui solo lui vanta il diritto, assoluto ed esclusivo, di non prendere niente sul serio. Questa remissiva forma di resistenza si traduce, nel film, in una laconicità che fa pensare ad una visione approssimativa ed immatura, come di chi guardi fuori attraverso il buco della serratura della sua  stanza di bambino. In questa inquadratura sfocata, distorta ed incompleta, anche la perversione è un concetto pronunciato male, forse cerebralmente astratto come un quadro di Mondrian, o  innocuamente stilizzato come un dipinto di Matisse. L’umanità è un vestito, dal taglio impeccabile e dalle tinte sgargianti, perfettamente aderente ad un’idea, ma totalmente vuoto di carne. Una psichedelica combinazione di chimica e geometria riempie lo spazio con la sua asettica inconsistenza. L’effetto è volatile, ma dà il capogiro. Il racconto è prolisso, ma è come se fosse passato un unico, confuso ed intensissimo, - o magari banale - momento di estasi.

 

Saint Laurent è stato selezionato per rappresentare la Francia agli Academy Awards 2015.

 

Léa Seydoux, Gaspard Ulliel, Aymeline Valade

Saint Laurent (2014): Léa Seydoux, Gaspard Ulliel, Aymeline Valade

 

Saint Laurent è stato selezionato per rappresentare la Francia agli Academy Awards 2015.

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