Regia di John Wells vedi scheda film
Lo scrittore alcolizzato Beverly Weston (Sam Shepard) - marito di Violet (Meryl Streep), un cancro alla bocca che ne sfigura in parte l'aspetto, mitigato da una parrucca, ma non limita certo la sua linguaccia tagliente, e padre di tre figlie molto diverse di carattere tra di loro, la fragile Ivy (Julianne Nicholson), la 'svampita' Karen (una ritrovata Juliette Lewis in un ruolo molto calzante) e la decisa e tenace Barbara (Julia Roberts) - in una calda giornata di agosto in Oklahoma, sparisce e dopo pochi giorni viene trovato morto (suicida). La tragedia è un'occasione per la numerosa famiglia di riunirsi e fare così i conti con tutti i rancori, i ricordi e, appunto, i segreti (che poi tanto segreti si scoprirà non lo erano affatto) tra i suoi vari componenti.
'August: Osage County', tratto dalla pièce del drammaturgo Tracy Letts, autore anche di 'Bug' e 'Killer Joe', trasposti sul grande schermo dal grande William Friedkin, è diretto da John Wells - più attivo come produttore e scrittore che come regista al cinema - che, pur risentendo molto della sua origine teatrale, con alcune fasi di stanca nella narrazione e una predominanza delle parole sulle immagini, riesce nello studio di caratteri abbastanza eterogenei che formano la, a dir poco, disfunzionale famiglia Weston.
Il film ha anche il pregio di mettere in luce dei bei ritratti di donne, tenendo in disparte e sullo sfondo gli uomini: in un panorama cinematografico come quello americano, dove il predominio maschile nei ruoli è lampante e le lamentele di molte attrici (l'ultima tra loro è stata Patricia Arquette alla scorsa notte degli Oscar quando, sul palco premiata per 'Boyhood', ha fatto anche rivendicazioni a carattere 'salariale') sono ricorrenti, non è cosa di poco conto
Il film, a parte l'evento luttuoso all'inizio, non racconta una storia con una progressione di eventi ma piuttosto concentra la sua attenzione sulle persone, delle quali vengono analizzati i comportamenti e le caratteristiche: facciamo così la conoscenza di Violet, madre delle tre ragazze, la cui mente è appannata dall'abuso di medicinali prescrittigli dal medico per combattere la malattia, ma ancora combattiva nel rapportarsi al prossimo (una Meryl Streep impressionante, con o senza parrucca) e profonda conoscitrice di pregi e difetti dei propri cari; le tre figlie, tutte alle prese con problemi di ogni sorta ma specialmente nella sfera sentimentale: Ivy, timida e complessata ha una storia con il cugino Charles (Benedict Cumberbatch in un ruolo breve ma incisivo, di un ragazzo con dei problemi al limite del ritardo mentale, nel quale riesce a calarsi con bravura), del quale scoprirà una 'verità' che la sconvolgerà ancora di più; Karen, bella donna ma superficiale ed inaffidabile, sbaglia un uomo dietro l'altro, compreso l'ultimo, Steve (Dermot Mulroney), che non esita a 'provarci' con la nipote sciroccata e vegana Jean (Abigail Breslin, che non vedevo dai tempi di 'Little Miss Sunshine', il cui talento dovrebbe garantirle una carriera in ascesa), figlia di Barbara (una Julia Roberts molto brava, che tiene testa al mostro sacro Streep), anch'ella alle prese con un matrimonio in crisi con Bill (Ewan McGregor); la sorella di Violet Mattie Fae (Margo Martindale, caratterista di valore, vista anni fa nella spregevole parte della madre di Maggie in 'Million Dollar Baby'), donna decisa, sempre pronta a sostenere Violet a spada tratta, ed infine il marito di lei Charlie (Chris Cooper, perfetto nelle poche scene in cui compare).
La scena clou è quella del pranzo dopo la cerimonia funebre, dove tutti si rinfacciano i rispettivi rancori covati nel corso degli anni.
Tra una scena madre e l'altra e qualche spruzzata di umorismo nero si arriva al finale con Violet sola nella casa, accudita dalla domestica indiana Johnna (Misty Upham, vista in 'Frozen River' e la cui promettente carriera si è improvvisamente troncata con la sua scomparsa, in circostanze, ironia della sorte, simili a quelle del personaggio interpretato da Sam Shepard, la cui apparizione è poco più di un cameo).
Non grande cinema ma un'opera di tutto rispetto, che ha nella coralità degli interpreti il suo punto di forza.
Voto: 7 (v.o.s.).
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