Regia di John Wells vedi scheda film
In una pianura sconfinata arroventata dal caldo d'agosto si staglia una grande casa. All'interno due superstiti, marito e moglie, terza età, lui divorato dall'alcool, lei da psicofarmaci, antidepressivi, tabagismo. Lui, poeta con troppi figli a carico, decide di assumere una cuoca/domestica/badante d'origine cheyenne che aiuti fino al termine dei suoi giorni la problematica moglie e si toglie la vita. Tornano dunque all'ovile i parenti, a stringersi attorno al nucleo famigliare per celebrare la figura dello scomparso e fare assieme un bilancio dell'esistenza di tutti. Ne esce fuori una tragedia collettiva fatta di ammissioni, omissioni, aggressività, sofferenza, violenza, sacrificio, nevrosi, fallimenti, meschinità, fragilità, sconfitte, vizi, gravi problematiche di varia natura. Un melodramma pesantissimo in cui la fanno da padrona le istrioniche interpretazioni di un Super Team di attori (soprattutto attrici), che letteralmente sovrastano regia e script. I dialoghi sono spesso sopra le righe, il grottesco in taluni passaggi è dietro l'angolo. Il film comunque si lascia vedere, pur sconfinando qua e là in terreni da soap opera e palesando una parentela diretta con la pièce teatrale d'origine. Ma il teatro non è cinema e viceversa. Due ore di polpettone difficile da mandar giù. Chapeu in ogni caso agli interpreti.
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