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The Story of My Death

Regia di Albert Serra vedi scheda film

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L'autore

Badu D Shinya Lynch

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La recensione su The Story of My Death

di Badu D Shinya Lynch
9 stelle

 

Cinefila (sov)versione spagnola della Storia

 

"Dato che non sono troppo interessato dalla figura di Dracula, ho pensato che probabilmente, combinandola con un linguaggio figurativo più vicino alla mia sensibilità, il film avrebbe assunto un maggiore significato. Così ho contaminato l’idea iniziale con Casanova, il cui universo mi è più familiare."

- Albert Serra -

 

Historia de la Meva Mort è un'opera a sé, che si sviluppa ai bordi della Storia, per poi saltare fuori da essa, superarla, creare quindi una storia nella Storia, dare vita alle "pagine bianche che stanno tra un capitolo e l'altro". Serra prende le figure letterarie e i personaggi mitici e li svuota delle loro peculiarità storiche, capovolgendo, o meglio, stravolgendo il loro percorso, nonché significato - che è pure significante - culturale, eliminando completamente le fonti tramite le quali il racconto si è divulgato con il passare del tempo, diventando di conseguenza stereotipo/simboli/rappresentazioni istruttivi; quindi cosa fa il regista catalano? In sostanza, converte lo stereotipo formativo in archetipo riformattante. Quindi dalla letteratura crea Cinema; il suo, paradossalmente, è un Cinema che ribalta i canoni artistici, quindi provocatorio, che è rivoluzione perché stimola l'intelligenza spettatoriale, abbattendo le istituzioni e risorse umanistiche, deistituzionalizzando e diseducando la visione stessa e la stasi semantica, proponendo al pubblico un evoluzione o, forse, involuzione paradigmatica, una eversione del linguaggio e ribellione dogmatica.. Più che un lavoro originale, è un lavoro sull'originale, quindi Cinema nuovamente originale, doppiamente originante - altri e nuovi Don Chisciotte e Sancho Panza [Honor de Cavalleria], i Re Magi [El Cant dels Ocells], Casanova e Dracula [Historia de la Meva Mort]). Il regista catalano, visto che si parla di figure/modelli leggendarie che non hanno nulla da spartire con l'oggettività o l'oggettivismo, ha la possibilità di destrutturare i miti e raccontarli in maniera del tutto personale, quasi magica ed evanescente, revisionando il senso filosofico di essi, violando la linguistica diacronica e avendo di conseguenza carta bianca per giocare in maniera dotta e libera con i suoi tableau vivant. E' un'operazione sterile rimanere fedeli alle opere scritte di cui si sa già tutto, tanto vale allora modellare queste immagini mitologiche. Il Cinema non deve avere nulla a che fare con la letteratura; non dovrebbe esserci trasformazione cinematografica di un lavoro letterario. Sarebbe un esercizio precludente, unidirezionale, improduttivo ed immobilizzante. Ecco che Serra trasmuta l'immaginifico in immagine - la potenzialità della merda che diventa l'effettività dell'oro - portando il Cinema ad una (nuova) dimensione immaginante, verso nuovi territori da esplorare.

 

 Historia de la Meva Mort racconta il passaggio dall'Illuminismo del diciottesimo secolo, al Romanticismo del diciannovesimo secolo. Il periodo dei lumi è rappresentato da Casanova, il quale si presenta tramite delle azioni - che sembrano essere la scarnificata manifestazione delle sue pulsioni - cicliche, le quali defecare, fornicare, leggere, elargire sarcastici commenti sulla religione cristiana, dilettarsi in discorsi filosofici etc. L'arrivo inesorabile del novecento, invece, è incarnato nella figura misteriosa ed ambigua di Dracula. Il fil rouge che probabilmente lega, nel film, queste due figure, potrebbe essere il sangue; quello che cercava Casanova era il sangue vaginale, mestruale, raggiungibile attraverso delle azioni ricercate, forzate, come un atto carnale snaturato, scientifico, meditato; un erotismo più meccanico, passivo, distratto - Casanova ride, sembra lontano dal trasporto passionale, è fuori dal sentimento; è tutto più ragionato, studiato, sondato. Dracula, invece, ambiva al sangue giugulare, con un'implicita sessualità più passionale, trasmissibile, infettiva; un gesto, questo, più sentimentale, romantico, sentito e carico di eros. Si evince che Historia de la Meva Mort è un film (anche) di contrasti che si manifestano in maniera orizzontale; la luminosità, le luci della prima parte cedono il passo alle tenebre, all'oscurità della seconda. Utilizzando un parallelismo storico, il diciottesimo secolo si abbandona all'avvento ineluttabile del diciannovesimo secolo. L'ultima fatica del filmmaker catalano, spinge il pubblico a dimenticare l'immaginario narrativo comune, collettivo, scardinando le porte della classicità mitologica. Insomma, il lungometraggio si potrebbe definire come un test culturale sull'elasticità assimilativa verso l'arte letteraria e cinematografica. Historia de la Meva Mort è un film eccentrico, insostenibile, libero, eccessivo e sfacciato, in cui è presente una costante tensione che non esplode, non sfoga, lasciando lo spettatore sospeso, in ansia, con un'aspettativa perpetua che qualcosa possa accadere da un momento all'altro, senza però che ciò avvenga. L'opera più completa di Albert Serra, rivoluzionaria sia in ambito cinematografico che filosofico. E' una pellicola che richiede uno sforzo che trascenda la staticità percettiva e che quindi vada oltre la razionalità e lasci spazio all'irrazionale - trasformare la merda in oro è possibile -, indispensabile nel Cinema.

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