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Third Person

Regia di Paul Haggis vedi scheda film

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La recensione su Third Person

di barabbovich
4 stelle

Sei personaggi in cerca di un autore che non c'è. O, se c'è, si è smarrito. Paul Haggis, uno che ci aveva regalato film di buona fattura come Crash o The next three days (per non parlare dell'ottima sceneggiatura di Million dollar baby), si smarrisce nel dedalo di città (New York, Parigi, Londra, ma anche la suburra di Taranto, tutte indistintamente fotografate con ostentati accenti oleografici) che fanno da sfondo a un racconto dalla struttura a puzzle al centro del quale si trova uno scrittore premio Pulitzer (Neeson) che riceve nell'albergo parigino dov'è di stanza l'amante rampante con rapporto incestuoso nascosto (Wilde). A Roma un uomo d'affari (Brody) con la coscienza sporca vuole pagare il riscatto per riavere la figlia di una zingara (Atias) conosciuta per caso in un bar, mentre a New York una cameriera d'albergo (Kunis) si dispera nel tentativo di riavere in affido il figlio che è stato dato al padre, un artista di grido (Franco). Chi sia la terza persona del titolo è così poco chiaro che, a dispetto delle ricerche fatte sulla stampa specializzata, mi è stato impossibile venirne a capo. Lo scrittore che per motivi imperscrutabili a un certo punto si sposta a Roma e sta radunando i pezzi per il suo nuovo, avvincente romanzo? O un bambino-ombra, che - in qualche maniera - sembra entrare in tutte e tre le vicende (che, stavolta, non sembrano però riconnettersi)? Quale che sia la risposta, il dubbio che permane è l'esito di un film con "fellinismi da mercatino dell'usato" (Caprara), patinato, pasticciatissimo, irritante per come rende tutto superficiale, peraltro degradando Roma a una casbah popolata da gretti creduloni. Sarà anche per questo che il film è arrivato nelle sale con due anni di ritardo, nonostante un cast di prim'ordine che rende però tangibile il sentore dello spaesamento di diversi attori, a cominciare da un Adrien Brody perennemente corrucciato e da professionisti altrove carismatici come Scamarcio e Marchioni, qui ridotti a pallide macchiette.

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