Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film
Se Parigi val bene una messa, Rosemary Forsyth vale allora un massacro (per beltà si intende, non certo per doti recitative). Impaludato in un recesso di feudo, ma incendiato da ardente passione (leggasi infoiato), il baldo e fiero cavaliere del duca non saprà sottrarsi alla tentazione di godere del "jus primae noctis" (ovvero quando le gabelle son doppiamente piacevoli da riscuotere se si può liberamente usufruire, con facile appiglio, dei conni delle proprie vassalle) - diritto fittizio con cui si legittimava uno dei tanti soprusi dei signori del medioevo - ma prima che rinsavisca e si redima ne dovrà scorrer di sangue. Con una premessa così fragile, l'impalcatura del film non può certamente reggere, nemmeno con l'aggiunta di nerboruti confronti a tutta spada, fieri tramonti fiammeggianti, una resa dei conti biblica tra Caino ed Abele, il tutto sormontato da un'epica e maestosa colonna sonora. Intrufolarsi in un contesto di rituali druidici e predominanze religiose, gestione territoriale e divisione dei ruoli, sudditanze ed egemonie sovrane (tra cui quella mai abbastanza sottolineata dell'uomo sulla donna) interrogandosene confabulando con fare teatrale poteva anche essere una buona idea, peccato manchi l'omogeneità e prevalga infine il caos e la brutale carnalità delle maniere forti e quantomai rudi. Personalmente, però, l'ho trovato soddisfacente in barba ai suoi non pochi difetti.
Fa bollire il sangue la pulzella, ma possiede solo un'espressione che si ostina a mantenere sia nuda che vestita, nubile od impalmata. Esemplare caso di underacting, se mai ve ne fosse uno.
Solita fisicità - sempre pagante - ma piallata da un'espressione di nobile fierezza e tempra da vendere, naturalmente.
Per fortuna sua "Il Pianeta delle Scimmie" non è lontano da venire...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta