Regia di Stephen Frears vedi scheda film
E' stato uno dei lungometraggi più importanti del 2014, in bilico tra dramma e commedia, o meglio, un film drammatico con venature brillanti, che narra una storia realmente accaduta, con qualche licenza: in cui un giornalista, consulente per il governo Blair, è stato accantonato, e vorrebbe scrivere un libro sulla storia russa, ma non riesce a ripartire. Viene allora consigliato dal proprio capo, di occuparsi di storie di gente comune: tramite la figlia, contatta una donna anziana, Philomena Lee, che in gioventù era stata ragazza madre, affidata ad un convento, il cui bambino era stato dato, come altri, a famiglie facoltose in adozione. Il giornalista, fiutando uno scoop, accompagna la donna nella ricerca del figlio, fino negli Stati Uniti, via sorprese amare e i contrasti tra un uomo colto, un pò cinico e dal carattere non facile, ma alla fine un idealista, ed una donna senza cultura, sensibilissima, e dall'umanità profonda. Stephen Frears ha sempre avuto talento per raccontare le donne, e, complice anche una splendida Judi Dench, che ha ancora una luce sfavillante negli occhi, lo fa anche questa volta: la semiprigionia di Philomena, le cattiverie subite in convento, gli anni persi a chiedersi dove fosse finito il proprio bambino, e quel che la vita le ha riservato, non appannano la bontà, la gentilezza e la dolcezza di un'eterna ragazza, cui le asperità dell'esistenza non hanno tolto la capacità di sorridere e commuoversi. Il film è sobrio, per quel che racconta, ma riesce ad essere toccante, verso la conclusione: ricordando che non importa rifugiarsi dietro le scuse di ogni credo religioso, concepito in maniera oscurantista, per essere capaci di pietà e avere dentro un frammento di Dio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta