Regia di Stephen Frears vedi scheda film
I fans di Philomena sono stati quasi tutti abbindolati dal dramma che la storia dispensa a grosse linee: suore cattive sottraggono bimbo piccolo a mamma impossibilitata a crescerlo e lo danno in adozione chissà dove. La mamma dopo cinquant'anni (perché dopo cinquantanni?) decide di cercarlo sul serio. Lacrime a gogò.
Ci sono tutti gli elementi per farne un melodramma in piena regola. Oddio.. in piena regola.. diciamo per farne un melodramma.
La scena con la mamma dietro al cancello che vede il bimbo allontanarsi nella macchina dei nuovi genitori è fatta apposta per macinare indignazione e commozione a livelli da discount industriale..
E intanto c'è un altro film in contemporanea, American Hustle, il cui sottotitolo (l'apparenza inganna), sarebbe stato molto più adatto a questo Philomena.
Che sfoggia in allegato una sbandieratissima propaganda di “storia vera” ed invece propina un sacco di balle posticce a scopo lacrimevole, tipo Philomena che perdona la suora cattivissima nell'epico incontro finale.
Nel libro di origine la suora muore prima di poter, eventualmente, incontrare sia il giornalista che Philomena.
Restano questi dubbiosi dubbi di una madre che per cinquant’anni si “vergogna” di recuperare il figlio (e che te sei pianta dietro quel cancello?...)
Poi tutta una serie di stranezze che neanche ci va di stare ad esaminare (ma lo faremo lo stesso); purtroppo la gente comune ha bisogno dell'emozione stantuffata ad aria compressa, di sentirsi coinvolta in storie di vita gnegnosa... se uscisse oggi Via col vento, farebbe comunque i miliardi sospingendo la Kleenex ad inauditi record di Borsa...
La nostra Philomena tenta l'approccio semiserio ma sbraga subito, una Judy Dench (qualcuno l'aveva addirittura messa in competizione per i Golden Globe con la fantascientifica Cate Blanchett – orrore!-), fiacchina e monolitica sia nella sua fede automatica che nella sua recitazione (automatica pure questa); il giornalista che l'accompagna, da copione, è la sua presunta antitesi, ed alcuni battibecchi tra i due, in semi surplace filosofica, fanno aggrottare ciglia e sopracciglia (“non trattare male gli altri, un giorno potresti essere tu al loro posto”), la ricerca del ragazzo adottato è ancor più strana e facilona, specie quando si viene a sapere che 'sto benedetto figlio sapeva della sua provenienza, ma pure lui fa le ricerche della madre come quando noi apriamo un armadio cercando un maglione e, dopo un rapidissimo sguardo indagatore, urliamo all'amorevole consorte: “non c'è!”, lei accorre ed in tre-secondi-tre trova l'introvabile.. e cosi, sulla scorta di Un c'è posta per te dei poveri, arriviamo alla fine scoprendo tutte le carte e cartuccelle che mi guarderò bene dal rivelarvi.
Sempre che non troviate nulla di meglio di questa Philomena Marthurano denoantri, coi figli da (far) scoprire “o' bello de' 'figlie l'avimmo perduto...” .
E stavolta abbiamo perduto anche il bello di un cinema che non debba per forza accalappiarci emotivamente...
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