Regia di Pat Holden vedi scheda film
Amityville horror in versione inglese. Il regista, che lo ha pubblicizzato come tratto da una storia vera, ha anche scritto la monotona sceneggiatura. Non solo: l'autore sarebbe il nipote dei veri protagonisti, che ben prima del film hanno miseramente speculato attorno alla leggenda medievale del pedofilo (e assassino) Monaco nero di Pontefrac.
Yorkshire (Inghilterra), 1974. La famiglia Maynard -composta da Len (Steven Waddington), sua moglie Jenny (Kate Ashfield) e la figlia tredicenne Sally (Natasha Connor)- si trasferisce nella casa appena acquistata. Sin dalle prime notti, Sally è turbata da inquietanti fenomeni: il lampadario della cameretta dondola inspiegabilmente e i giocattoli si muovono da soli. Sono le prime manifestazioni del fantasma irrequieto di una bambina, uccisa brutalmente -dopo essere stata violentata- nel limitrofo bosco di Castlefield woods. Nonostante l'iniziale scetticismo, il progredire della spaventosa infestazione induce alfine i genitori a cercare soccorso. Che arriva prima da parte di un uomo al seguito di una medium, quindi dall'opera d'un prete ben poco ortodosso, costretto ad eseguire un esorcismo a causa di foto compromettenti che lo ritraggono a letto con la perpetua (!!!).
"Ci si sente soli lì dentro. È sempre notte." (Sally)
Stando alle didascalie iniziali il film sarebbe basato su fatti realmente accaduti. Addirittura sarebbe stato girato nella casa testimone degli avvenimenti. Non solo, ma gli stessi protagonisti (nel film la famiglia Maynard) sarebbero ispirati da parenti del regista: nella realtà i Pritchards. Un po' dura da credere, e il condizionale è quindi d'obbligo. Fatto sta che la macabra figura del pedofilo omicida, noto come Monaco nero di Pontefrac, è realmente esistita, vivendo in un vicino monastero, rispetto al luogo in cui si svolgono gli eventi, ai tempi di Enrico VIII (1.500 inoltrato). Nonostante sull'avvenimento si siano fatte diverse indagini, pare che il tutto sia riconducibile ad una artefatta sceneggiata, messa in atto proprio dai Pritchards.
Al di là della leggenda, quello che resta sotto gli occhi dello spettatore è questo When the lights went out, modesto horror inglese manieristico e volutamente calato nel clima superstizioso degli Anni '70. Vestiti, capigliature, arredamenti e oggetti di quell'affascinante periodo storico fanno da contorno al risaputo insieme di cliché sulla haunted house di circostanza, al punto che, variando i nomi dei protagonisti -da Maynard a Lutz- e la location -dallo Yorkshire ad Ocean Avenue- sembra di assistere ad un fiacco remake di Amityville horror.
Per quanto brava la piccola interprete, Natasha Connor, il film cede già a metà percorso, causa l'incredibile testardaggine dei genitori. Messi di fronte alla realtà paranormale, con costante e pericolosa attività poltergeist, si rifiutano bellamente di lasciare la dimora tanto che -ciliegina sulla torta- ancora dalle didascalie sui titoli di coda apprendiamo che i protagonisti reali vivono tutt'oggi in quella casa. A questo punto, essendo ovvio trattarsi di una recita (finalizzata a fare cassa come chiaramente denunciato nel film, quando Len organizza tour guidati a pagamento), il tutto si riduce a burletta. Lo stesso Pat Holden (regista e sceneggiatore) tenta di svicolare nella commedia (le battute del prete costretto al rito) per poi affondare in un pessimo finale, bruttamente realizzato con scadenti effetti in computer grafica. Uscito un po' ovunque in tutto il Mondo, è rimasto inedito solo in Italia ma questa volta possiamo essere soltanto orgogliosi dell'oculata (non) scelta distributiva.
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