Regia di Giorgio Capitani vedi scheda film
Difficile capire le reali motivazioni che possono aver spinto la Rai a coprodurre una simile, blandissima agiografia di un personaggio - peraltro notoriamente investito da luci quanto da ombre - che già il cinema italiano, quarant'anni prima, aveva raccontato con ben maggiore disinvoltura e nettamente migliori esiti (Il caso Mattei, Francesco Rosi, 1972). Insomma, per farla breve: costava davvero così tanto trasmettere in televisione un'altra volta la pellicola di Rosi, tanto da giustificare la confezione e la messa in scena di questo insulso, mediocre e a tratti realmente patetico prodottino? Capitani come regista (a oltre mezzo secolo dall'esordio) sa il fatto suo, sia chiaro: ma era inevitabile il tracollo artistico di un lavoro siffatto, nato con il chiaro intento di elogiare senza ritegno e senza alcun tipo di approfondimento storico-politico la figura di Enrico Mattei, certo grandiosa e sfortunata, ma altrettanto immeritevole di venire trattata con così tanta superficialità. Ghini fa quel che può, al suo fianco per giunta si ritrova la Belvedere (ossimoro, cinematograficamente/recitativamente parlando), mentre la sceneggiatura firmata da Claudio Fava, da Giorgio Mariuzzo e da Monica Zappelli è un concentrato di banalità e approssimazioni; musiche non male di Andrea Guerra, particina per Sydne Rome. 3/10.
Vita e opere di Enrico Mattei, da piccolo imprenditore sotto il fascismo a uomo di Stato, alla fine della seconda guerra mondiale, per volontà di De Gasperi; dai massimi poteri nel campo energetico (sponda Agip) al saldo progetto di combattere le 'sette sorelle', ovvero il sistema imprenditoriale del petrolio. Fino alla tragica morte tutt'altro che accidentale.
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