Regia di Antonio Bonifacio vedi scheda film
Lui e lei, ricchissimi, non si amano più. Lui ha un'amante ormai neppure più nascosta, lei - che da ragazzina era stata stuprata - finge di essere stata violentata nelle latrine di un cinema porno. Ma il proiezionista guardone sa che si tratta di una farsa e prende a ricattarla.
Antonio Bonifacio esordisce con questa pellicola dietro la macchina da presa, dopo un apprendistato come assistente, fra gli altri, di Joe D'Amato e Angelo Pannacciò. Non sorprende quindi, con simili maestri, che per il debutto il Nostro abbia pensato di mettere in scena un inconsistente thriller-softcore, nel quale abbondano scene dettagliate di accoppiamenti sessuali (mai troppo espliciti) assolutamente avulsi dalla logica narrativa. Sesso e violenza sono i due motori che fanno girare la sceneggiatura di Daniele Stroppa, che purtroppo però risulta parecchio grossolana nella costruzione di situazioni e psicologie dei personaggi; in fin dei conti pare evidente fin da subito che tutto ciò che preme mostrare al regista e allo sceneggiatore sono grosse zinne e cosce al vento. Il finale, poi, è semplicemente (e involontariamente) demenziale. Anche dal reparto interpreti arrivano notizie poco incoraggianti: Mirella Banti, Andy J. Forest, Sonia Viviani, Marina Hedman in un ruolo marginale e lo stesso Daniele Stroppa sono i nomi di maggior risalto, con una parte anche per Franco Citti, che in un simile disastro appare facilmente di una classe superiore. Bonifacio tornerà l'anno seguente, cambiando completamente registro, con Nostalgia di un piccolo grande amore (1991). 2/10.
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