Regia di Emmanuel Mouret vedi scheda film
FESTIVAL DI LOCARNO - CONCORSO INTERNAZIONALE
La mia prima avventura a Locarno non inizia effettivamente nel senso della qualità esemplare. "Un autre vie" di Emmanuel Mouret è un melodrammone d'altri tempi e proprio per questo stanco e demodé che ripercorre i sentieri dell'amore contrastato tra due classi sociali completamente differenti ed osteggiato dalla complicata situazione familiare in cui versa l'uomo, cioè il versante popolare dei due ceti venuti reciprocamente a contatto in un'attrazione improvvisa ed irresistibile. La storia dell'attrazione irresistibile di un elettricista mascolino ed affascinante che torna a far battere di passione il cuore gelido e senza motivazioni di una bella pianista di buona famiglia in crisi esistenziale, ripercorre i terreni rischiosissimi del melodramma alla Sirk che oggi troviamo irrecuperabile o apparentemente inadattabile, soprattutto quando il regista si perde nell'ostentazione delle differenze di classe e nel riempire inquadrature con sciccherie d'arredo e oggetti di pseudo classe (ci mette pure una spider duetto Alfaromeo), nel vestire i suoi personaggi col grembiule giusto della classe sociale a cui appartengono (le camicette della nonna di lei, i vestitacci da macho di lui). Peccato perché di fronte a tutto questo spreco, la fisicità contrastante di un Joey Starr impietrito e macho come e più che negli action movie che lo vedono spesso impegnato oltre confine in ruoli alla Charles Bronson, in netto contrasto con la corporatura minuta e da cerbiatta di Jasmine Trinca, uniti assieme accendono qua e là scintille erotiche che il regista tuttavia spreca soffocando la fiamma di una passione carnale che evidentemente non si vuole o non si sa sfruttare a dovere. E il film si trascina avanti poco plausibile e demodé come una lagna estenuante che non può certo trovarci nemmeno per un attimo complici di una storia fuori tempo massimo e che proprio per questo avrebbe dovuto puntare di più sui toni forti e perché no pure kitch per tentare di ubriacarci o almeno di scaldaci un po' da un gelo ed una apatia senza rimedio.
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