Regia di Mika Ninagawa vedi scheda film
Film denuncia sul morboso sistema mediatico (tv, riviste, moda) di creare idoli teenagers usa e getta. Filosofia al ribasso di età (e di morale) molto praticata in Giappone.
Lilico (Erika Sawajiri) è una giovane modella nel pieno del successo, molto ricercata anche per i dorama (sorta di serial televisivi orientali, interpretati da cantanti famosi). Acclamata, idolatrata dal pubblico, desiderata, è arrivata al successo partendo dalla periferia, cioè dal nulla ma scendendo a molti compromessi. Nonostante sia fidanzata si concede a produttori importanti, e soprattutto dipende "fisicamente" da un'agenzia estetica che -dopo averla sottoposta a decine di trattamenti chirurgici non legalizzati- non è più in grado di contenere gli effetti collaterali degli interventi: la comparsa di estese macchie sulla pelle, che vengono provvisoriamente "coperte" da un abile truccatore. Avvilita dall'assunzione di Hazuke (Kiko Mizuhara) -modella che sembra essere improvvisamente più gradita di lei- apprende che il suo ragazzo sta per sposare una influente donna politica. Lilico sfoga le sue delusioni su Hada, manager già da tempo sottomessa e costretta a un rapporto lesbo, mentre inizia a fare sempre più uso di sostanze stupefacenti.
"Lilico di suo ha gli occhi, le orecchie, le unghie e la vagina. Il resto è tutto costruito." (Tada, La direttrice dell'agenzia di modelle)
Prima di Antiporno, ma sulla stessa linea concettuale, la cineasta nipponica Mika Ninagawa realizza la sua seconda regia, ispirandosi al Manga Helter Skelter di Kyoko Okazaki. Facendo sfoggio di una fotografia coloratissima, con tonalità cangianti e psichedeliche, mette in scena (purtroppo lentamente) il dramma del nostro tempo, quello che impone un modello di bellezza davvero effimero e -soprattutto- sfuggente. Lilico, infatti, poco più che ventenne è costretta a lasciare il palco, in favore di un nuovo idolo, a sua volta già destinato al declino prima ancora di essere famoso. Evidentemente critica verso un sistema che si nutre di immagini e di sogni da palcoscenico, Ninagawa focalizza l'attenzione sul terribile stato di depressione -impensabile per le persone comuni- cui vanno incontro queste giovani anime in pena, una volta raggiunto il successo, poi consumate fisicamente a causa dei rigidi (e dolorosi) trattamenti estetici. Il tono drammatico del film raggiunge lo zenit nella descrizione della visione distorta della realtà, che spinge Lilico verso azioni criminali e totalitarie pur di mantenere la sua posizione in predominanza sotto ai riflettori. Per come Helter Skelter descrive le giovanissime modelle, insensibili macchine programmate per il successo, non migliori però delle fans pronte a voltare le spalle nel momento del bisogno, è singolare che in regia sia appostata proprio una donna. Perché il ruolo maschile, pur se di contorno, sfumato e posizionato a margine, ne esce nobilitato dalla figura dell'ispettore Asada, mobilitato nelle intenzioni di fermare il degradante lavoro compiuto scelleratamente da un chirurgo femmina (ancora una donna!) più criminale che medico.
Sul finale, davanti a tre enormi cartelloni pubblicitari che ancora sfruttano l'immagine di Lilico, l'assistente dell'ispettore Asada domanda:
"Perché gli dei ci danno gioventù e bellezza, per poi portarcele via?"
Ottenendo per risposta:
"Non sono la stessa cosa. La gioventù è bella, ma la bellezza non è la gioventù. È più complicata e comprende tante altre cose."
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