Uno dei gioiellini dei fratelli Coen, che in questo film tratteggiano il ritratto di un musicista folk dell'inizio degli anni '60.
Fotografato con toni scuri e un po' spenti tendenti all'azzurro e al verde, il film racconta pochi giorni nella vita di Llewyn Davis, presentato sin dalle prime scene come un misantropo, cinico e incattivito, senza un alloggio, che dorme a scrocco sui divani degli amici a New York, amici che in realtà a stento sopporta e giudica artisti mediocri. Davis non dimostra affetto, interesse o empatia se non per un gatto rosso che fugge dall'appartamento in cui ha dormito quella notte proprio quando si sta chiudendo la porta alle spalle per uscire, finendo per portarlo con sé per giorni, anche in metropolitana.
A poco a poco però il personaggio acquista spessore e sfumature, così come acquisisce consistenza il contesto che gli fa da sfondo. È riuscitissima, nelle scene e nei dialoghi, la resa di quest'uomo ombroso, che non sorride quasi mai, parla poco (sono gli altri a parlare per lui o a riversargli addosso insulti) e quando parla è per sfogare la sua rabbia e frustrazione sugli altri, ma tuttavia riesce a trovare ogni notte un posto dove dormire e ha amici che si prendono cura di lui.
Il film è punteggiato da canzoni folk cantate da Oscar Isaac e da alcuni personaggi memorabili e perfettamente delineati seppure con pochi tratti e brevi dialoghi, come l'orribile e acciaccatissimo John Goodman, che divide un viaggio in macchina verso Chicago con il protagonista, e Murray Abraham, il discografico che lo 'riporta alla realtà'.
Esilarante la scena in cui il protagonista incide il brano Please Mr Kennedy con l'"amico"Jim (Justin Timberlake) e Adam Drive che con il suo vocione fa coretti animaleschi (e facce comicissime).
E a chiudere il solito perfetto finale dei coen quando sono in forma, con tanto di ironico coup de théâtre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta