Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
mi piace llewyn o come lo chiama roland turner ellwyn. mi piace non tanto perchè sia un perdente, ma mi piace la sua costanza ad andare avanti anche se tende a girare in circolo. quella sua faccia decisa e incazzosa, quella sua faccia che se anche un grosso produttore gli consiglia di rimettersi insieme al suo socio, morto suicida, lui risponde che ci farà un pensierino. e so che non darà retta a quel grosso nome perchè qui siamo in un film dei fratelli coen, e la linea narrativa segue spesso una sceneggiatura che sta lontana dai luoghi comuni, che magari avrebbero voluto almeno una scena sul washington bridge, anche se tradizionalmente il ponte dei suicidi è il brooklyn. mi piace llewyn perchè gli piovono addosso svariate situazioni che uno difficilmente rimane impassibile. e lui infatti non lo rimane, ma in un certo qual senso interiorizza, risparmiandosi per la sua musica che non vende e rimane in magazzino intonsa. chapeau al direttore della fotografia che ci ha regalato quell'atmosfera intorpidita di tanti film in bianco e nero degli anni sessanta. noir o drammi ambientati nel gelo della grande mela, e in cui llewyn gira costantemente stretto nella sua giacchetta, sciarpa e guanti senza dita. un film che a tratti sembra quasi un horror col musicista jazz interpretato dal fido john goodman che sbeffeggia i cantanti folk che risparmiano le note suonandone tre e basta. gigante semovente minaccioso nel suo eloquoio forbito e nelle sue conoscenze sulla santeria woodoo, viene smontato in una sequenza in gelidi bagni publici verdastri. oppure quasi onirico quando da chicago torna verso new york guidando una macchina mentre il proprietario dorme e ritrova forse il gatto abbandonato. al solito i coen ricamano una storia in cui tutto alla fine è più semplice di quello che sembra in un inizio in cui uno strano tizio si confonde longilineo nell'immagine sovrapposto di un gatto rosso e non c'è un naso rotto che dovrebbe invece essere messo male. llewyn è uno semplice, uno che crede in quello che fa, il suo mondo è la musica e i coen ce lo raccontano e ce lo ricordano con un film che è tante storie in un'unica. che girano, si mescolano e poi si estrinsecano per la semplicità di cui sono fatte. buona scelta oscar isaac come protagonista e come sempre anche il resto del cast, fino all'ultima comparsa.
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