Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Simpatizzare, sì, ma non troppo. Lo fanno i fratelli Coen per primi, registi e sceneggiatori del film, verso il loro personaggio; Llewyn Davis è un perdente, uno sfigato, ma anche un malinconico e arrendevole bersaglio: sia del destino beffardo che delle angherie altrui, ma soprattutto delle proprie incessanti autocritiche, di un'insoddisfazione tutt'altro che latente e che pare incolmabile. Gran prix speciale della giuria a Cannes, due nomination agli Oscar (per il sonoro e per la fotografia del francese Bruno Delbonnel, giunto alla quarta nomination); i Coen tornano con una pellicola incentrata su un cantante folk, ma platealmente blues - il personaggio e il film tutto - nell'anima. Un film intriso di pioggia, di indecisione, di solitudine. L'ispirazione per Davis viene dal cantautore americano Dave Van Ronk, amico di Bob Dylan ma decisamente meno noto di lui; Oscar Isaac ne è il degno interprete e al suo fianco nel cast compaiono Carey Mulligan, Justin Timberlake e, in ruoli laterali, F. Murray Abraham e l'immancabile - nei lavori dei Coen - John Goodman. Da apprezzare anche la colonna sonora, in tema con la storia narrata. Ma cosa rimane al termine della visione di A proposito di Davis? Più che disperazione o malessere esistenziale, giusto un po' di magone. 5/10.
Da New York a Chicago in autostop: la vita squallida del cantautore fallito Llewyn Davis può finalmente cambiare, se arriverà a presentarsi per un'audizione davanti a un importante discografico.
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