Regia di Doug Liman vedi scheda film
Pensavo che non fosse proprio serata per il solito film fracassone, roboante, stordente, fanta-futuristico, videoclipparo, violentissimo e denso di tutto quanto si possa immaginare di un film fedele ai canoni della fantascienza distopica votata all’azione all’occidentale; muscolare, patriottica; vincente; testimonial dei valori tipici del militarismo (NATO o roba simile).
Ma (incredibilmente) lo è diventata.
Ennesima declinazione di sviluppo di un’idea basata sui paradossi spazio-temporali, in forma di loop (nulla di nuovo), in terra di D-Day (strizzando un occhio al passato - ovvero allo sbarco in Normandia; Raffaele92 - ancora nulla di nuovo), ergo in salsa bellica (ancor meno alcunchè di nuovo). In materia mi limito a richiamare qualche titolo nell’opinione su Source Code, cui aggiungerei ovviamente altresì Looper oltrechè, per il divario impari e truculento dello scontro fra razze opposte, Starship Troopers. Fanteria dello spazio).
Nel caso di Edge of Tomorrow, però, quasi completamente avulso da ogni possibile accezione ideologica; il film si concentra sull’anima meccanica dell’azione di guerra “pura” (dunque, in effetti, non contraddice parte dell’assunto di partenza); per di più non lesina massicce contaminazioni di nonsense logico quando deve sorreggere la fondatezza del ragionamento sulla ripetizione ciclica del giorno, sulla vulnerabilità del nemico e sulla straordinaria resistenza del protagonista (rectius “resilienza” atteso che, a ben vedere, per converso, sembrerebbe lasciarci le penne quasi altrettante volte gli capiti di uscire miracolosamente semi-illeso dagli attacchi mortali che subisce ininterrottamente). In particolare il turbinio metallico, stridente di moltissime scene effettivamente stordisce, aliena dal senso di umanità, genera sensazioni contrastanti.
Eppure, accettata l’irrealtà dominante come miccia di un domani che si ripete in mille modi diversi, risulta davvero piacevole l’attesa (velocissima, causa un ritmo veramente incalzante) di un ignoto che è tale solamente per il modo sempre nuovo con cui esso viene ripreso e affrontato (per coltivare l’illusione di non essere, da esso, per sempre sopraffatto).
E, man mano che si accetta la caratterizzazione sofferta, ma anche giocosa, del buon T.Cruise (un perfetto bullo da action movie) e si apprezza l’inventiva di tale evoluzione di eventi sempre diversi ed alternativi fra di loro (tranne che per l’inizio e per la fine), l’attenzione si sposta su taluni aspetti specifici del film (connessi alla sua idea cardine, portante);
Un finale un po’ troppo cupo (nelle tonalità) e confusionario (nell’incastro delle scene) non guasta più di tanto.
L'intrattenimento è perciò garantito. Il successo giustificato. La promozione meritata (Lord Holy).
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