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Edge of Tomorrow - Senza domani

Regia di Doug Liman vedi scheda film

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La recensione su Edge of Tomorrow - Senza domani

di Immorale
7 stelle

Provaci ancora, Cage.

Una gradita sorpresa il film di Liman. Inaspettata, visti i lavori precedenti del regista statunitense che, dopo aver diretto “The Bourne Identity” nel 2002, si era un po’ perso nel continuo di carriera (“Mr. & Ms. Smith” del 2005 e “Jumper” del 2008 i punti più bassi). Questo adattamento di un fumetto di Hiroshi Sakurazaka del 2004 segue la scia della classica fantascienza avventurosa e fracassona: un’invasione aliena di esseri mostruosi e la risposta armata umana per cercare di contrastarli. Con in più il classico gioco dei paradossi temporali.

 

 

La mente corre subito alla commedia “Ricomincio da capo” di Ramis del 1993 ma anche a “Ritorno al futuro” di Zemeckis ed alle numerose varianti viste in tanti film e telefilm: dalla dolente “circolarità” temporale de “L’esercito delle 12 scimmie” di Gillian alla frenesia di “Source Code” di Duncan Jones, fino alle puntate speciali di “X Files” e “Medium”, giusto per fare qualche esempio. Espediente qui usato in maniera principalmente “giocosa” e per la prima volta, almeno a mia memoria, nell’ambito prettamente action di un campo di battaglia fantascientifico.

 

 

Le infinite morti del soldato Cage rassomigliano quindi ai tanti “restart” di un “hard (video)game” di ultima generazione particolarmente punitivo (tipo la serie “Demon/Dark Souls”, per chi “pratica” l’arte ludica) e i suoi tentativi di uscire finalmente dallo strano “loop” hanno sullo spettatore un effetto straniante ma non spiacevole. Su queste basi, note fin dal trailer, effettivamente si poteva temere il peggio per le sorti della pellicola, che invece presenta un ottimo ritmo e, paradossalmente, poche ripetizioni (giusto il minimo per entrare in “argomento”). Le sequenze d’azione sono poi ottimamente rese e la sceneggiatura, magari non originalissima, è spumeggiante e sorretta da un ben calibrato montaggio. Anche i dialoghi e le situazioni di alleggerimento, tutte scaturenti dall’elemento “fantastico” che imperversa sul protagonista, risultano divertenti e ben integrate nel racconto.

 

 

In parte anche il protagonista assoluto, un Tom Cruise “eroe per caso”, che ha a mio parere la faccia ed il corpo giusti per interpretare questa tipologia di personaggi “fantascientifici” schiacciati da una realtà o da situazioni apparentemente sovrumane.

Un piacevole deja vu.

 

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