Regia di Doug Liman vedi scheda film
A causa della sua insubordinazione e pavidità il Maggiore William Cage, già responsabile della propaganda bellica di una coalizione internazionale che combatte la pericolosa invasione aliena di amorfe creature mimetiche, viene spedito al fronte e costretto a combattere con la dotazione di un ingombrante esoscheletro meccanico che non è capace di usare. Nonostante egli perisca quasi subito durante uno scontro, si risveglia subito dopo accorgendosi che un curioso loop temporale generato da una misteriosa facoltà aliena che egli è riuscito ad acquisire, gli fa rivivere sempre la stessa giornata che precede il D-Day della battaglia, dandogli il vantaggio di organizzarsi per addestrarsi e risalire alla tentacolare creatura-madre rintanata in un luogo sconosciuto e inaccessibile. Gli saranno d'aiuto l'esperienza della impavida eroina Rita Vrataski e la disperata volontà di uscire da un incubo ad occhi aperti che non sembra mai avere fine.
Quando pensiamo che i blockbuster fantascientifici americani abbiano ormai esaurito tutte le possibili variabili combinatorie e ripetano stancamenti se stessi nell'infinita teoria di produzioni in fotocopia, ecco piombarci tra capo e collo un piccolo gioiello di scrittura cinematografica che, 'clonando' il soggetto della light novel giapponese (scritta da Hiroshi Sakurazaka ed illustrata da Yoshitoshi ABe) 'All You Need Is Kill', ci precipita in un meccanismo di iterazione certamente non originale ('Ricomincio da capo' 1993 di Harold Ramis, 'Le morti di Ian Stone' 2008 di Dario Piana, 'Sourse Code' 2011 di Duncan Jones e chi più ne ha più ne metta) ma che ha il merito di produrre risultati sorprendenti tanto sul piano di una sorniona messa alla berlina della struttura metacinematografica (un ciack che sembra riprodursi all'infinito nell'estenuante accumulo di una graduale esperienza recitativa, nella progressione drammaturgica e narrativa fondata sulle piccole, e pur percettibili variazioni del copione) quanto su quello delle dinamiche di uno sparatutto alla 'starship trhoopers' in cui alla solita estetica slapstick dei videogame 'soldiers vs aliens' si sostituisce il meccanismo interattivo e iterativo, legato al duplice ruolo di un attore/personaggio eterodiretto che sembra accumulare l'esperienza di gioco necessaria a fargli spostare sempre più in avanti la fatale (ferale) asticella del game over.
Se non proprio di cinematografia interattiva si possa parlare in questo caso (magari saremo noi un giorno a generare il 'nostro' cinema attraverso il joypad di una console), è forse un primo passo verso questa stimolante direzione, non dimenticando peraltro tutto il repertorio cinefilo e autoironico che inevitabilmente lo accompagna, facendogli incrociare la feroce satira antimilitarista di 'Orizzonti di Gloria' (la cinica retorica gerarchica al quartier generale) con una 'Guerra dei Mondi' in cui alieni senzienti e precognitivi vengono sconfitti attraverso l'arma a doppio taglio delle loro facoltà medianiche. Dall'Alfa insomma, di una esperienza cinematografica ancestrale e primigenia all'Omega di un nuovo concept nel rapporto con il mezzo che ne trascenda la struttura passiva e riflessiva (scopica direbbe qualcuno) attraverso una interattività ed immersività (memento 'Tron' - 1982 - Steven Lisberger) ancora lungi dal divenire un fatto concreto e realizzabile.
Regia brillante e veloce per un film che nonostante la misura e le inevitabili trappole della sceneggiatura e del montaggio si mantiene una spanna sopra le produzioni del genere, anche contando sulla scattante versatilità di un rinvigorito Cruise (per lui 52 primavere) e sullo sguardo magnetico e ombroso della bella Blunt. Del resto si sa, morire al cinema non è mai stata una cosa seria!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta