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Edge of Tomorrow - Senza domani

Regia di Doug Liman vedi scheda film

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La recensione su Edge of Tomorrow - Senza domani

di ROTOTOM
7 stelle

Domani non è un altro giorno. E ci si rivedrà.

locandina

Edge of Tomorrow - Senza domani (2014): locandina

Un’invasione aliena. Un eroe che deve salvare la terra. Ormai alieni di ogni foggia e di ogni galassia tentano, chissà perché, di invaderci ormai con cadenza mensile e sempre, l’eroe riesce sfangarla, contro tutto e tutti, perché gli alieni obbedienti al un’idea globalizzata di totalitarismo dittatoriale verso il quale pare debba per forza aderire chiunque invada senza motivo un luogo qualsiasi (città, paese, pianeta) hanno sempre un unico centro di controllo, la mente, il dittatore che controlla le menti aliene e una volta sconfitto lui, tutto si risolve. Il mestiere dell’eroe Americano è quello di centrare quell’unico punto vulnerabile. Evito di lasciare da parte ogni facile ironia sull’ipocrisia dell’idea politica che ammanta ogni invasore alieno, come se una democrazia che so, la più grande del mondo, non potesse fare altrettanto con motivazioni pretenziose verso un qualsivoglia paese. In effetti la fantascienza ha sempre avuto una forza catartica in grado di sublimare in immagini e rendere comprensibili al pubblico (popolo)  le tensioni sociali o i dubbi etici legati ad una nuova tecnologia.

 

Quello che negli anni 50 era la Guerra Fredda e un nemico invisibile e infimo quale il comunismo, ideale al  quale aderivano con sorprendente mimetismo gli alieni invasori amorali e senza dio, nel terzo millennio il nemico mediante il quale imporre la propria ottica politica monocratica è  il terrorismo e una volta sconfitto il nemico pubblico numero uno, (nel nostro caso Bin Laden, l’origine di tutti i mali) come nelle migliori (peggiori) sceneggiature la guerra finisce e i cittadini americani possono tranquillamente tornare a girare per strada lasciando a casa le armi pesanti. Peccato che la realtà sia diversa dalle sceneggiature hollywoodiane e che nulla, nel nostro caso sia finito, ma questo è un fastidioso corollario alla storia che non merita approfondimento. La fantascienza quindi ora trasla verso l’esterno le nefandezze terrestri: chi invade è represso da un regime totalitarista ed essendo l’America una nazione democratica è ovvio che non possa essere ricondotta a tale negativa accezione.

L’ idea dell’unico punto debole che fa svanire di colpo tutti i mali già origine della caccia al superterrorista Bin Laden nascosto tra le pecore in Afghanistan, è estremamente catartica e pone un velo sulla percezione di una realtà molto più complessa, ramificata e stratificata in una capillarizzazione del male fatta di inciuci e interessi di pochi, immensi capitali e sofisticati giochi di potere francamente impossibili da decifrare per il popolo (pubblico).  

 

Questa concezione del male assoluto in realtà trova nella storia recente la propria iconografia che ne ha plasmato a livello collettivo l’immaginario come un archetipo indelebile. Il Nazismo, nella sua ideologia assolutista, nell’aspetto visivo ispirato ad una mitologia distorta, aliena in qualche modo ad una qualsivoglia idea di umanità  che risponde nell’immagine cupa come una visualizzazione di un castigo divino e la concentrazione del male in un unico soggetto capace di soggiogare le menti di una nazione intera, Hitler, è quella che più ha ispirato la concezione popolare di “male” . Il cinema ha preso a piene mani da questa incredibile realtà per fissarla per sempre in un immaginario che avrebbe rischiato di scomparire.  E’ quindi molto più semplice pensare che La  Morte Nera , la più grande macchina di morte pensata dall’uomo, abbia un unico condotto che arriva al suo cuore e colpendo quello il male svanisca nello spazio. Su questo assunto, estremamente catartico si fonda la fantascienza d’invasione del terzo millennio. La paura deve svanire, l’eroe deve colpire il cuore nero del male.  L’eroe in questo caso è Tom Cruise. Ci sarebbero tutti i crismi per l’ennesima fanta-americanata tipo Oblivion, Elysium o ancora peggio Another Earth. Altri esempi di invasione recenti,  World Invasion, Skyline o Independence Day dichiarato omaggio quest’ultimo alla fantascienza d’invasione anni ’50.

 

Tom Cruise

Edge of Tomorrow - Senza domani (2014): Tom Cruise

Invece no. Con grande sorpresa quello che doveva essere un piccolo diversivo post calcetto del giovedì si è rivelato un film divertente e ben fatto. Ironia e commedia, in alcuni tratti, smantellano la seriosa e programmatica impalcatura dell’invasione aliena e della difesa della Terra da parte dei valorosi martiri americani.  Qui i difensori della fede, i marines dal cuore d’oro e i muscoli oliati,  colati direttamente dalla retorica reaganiana anni ’80 non ci sono proprio. C’è un gruppo di sfigati che muore a ripetizione, inconsapevolmente prigionieri del loop temporale che ha in ostaggio il pavido marine  Bill Cage (Tom Cruise) ufficialotto non avvezzo alle rudezze del fronte che spedito a calcinculo a fronteggiare i Mimic (così si chiamano gli alieni cazzutissimi e cattivissimi che ricordano le creature di Guillermo del Toro) crepa in un amen.
Ma. L’eroe risorge. Suo malgrado, per aver inghiottito del sangue (o muco limaccioso o quel che è) di un alieno speciale e ricomincia la sua giornata dall’inizio, pronto a rimorire e risoffrire all’infinito fino ad imparare come colpire quel cuore nero del male che muove tutti, ma proprio tutti gli alieni. Un arrovellamento del destino che si ritorce contro gli alieni in una distorsione temporale per la quale bisogna per forza non porsi domande ma accettarla seppellendo  l’incredulità nel più profondo dei loculi . Allora tutto funziona a meraviglia.

 

E’ il giorno della marmotta di Bill Murray, dove al posto della marmotta ci sono alieni flessuosi e metallici. E’ un po’ il gioco di Source Code il secondo bel film di  Duncan Jones . E’ un gioco al massacro che ricorda i videogiochi quando salvi la partita un attimo prima dello scontro con il boss di turno per ricominciare in caso di morte (certa) fino a capire come – barando – puoi batterlo.
E allora ecco che Tom Cruise una volta tanto veleggia sul confine della responsabilità del divo da botteghino e l’(auto)ironia da caratterista di cui è splendido interprete. Semplicemente perfetto. A coadiuvarlo una asciutta supersoldatessa Rita Vrataski (Emily Blunt) il cui amore (è logico sia così) si spegnerà con il triste tran tran della ripetitiva vita da militari al fronte.

Emily Blunt

Edge of Tomorrow - Senza domani (2014): Emily Blunt

Il ritmo è serrato e una volta capito il giochino dell’avviluppamento della realtà che ritorna a funestare la giornata (decisamente sfigata anzichenò) del poco prode Bill Cage,   grazie anche a divertenti siparietti di umorismo nero e scorretto, il film ha il merito di non affievolirsi sulla propria idea ma di rimanere coerente nello sviluppo della storia fino al finale. Fino a quel cuore nero del male che è catarsi di un’intera epoca. La nostra, così connotata da una sensazione annichilente di male diffuso e senza nome, come quegli alieni metallici e a loro modo bellissimi che senza un perché, ci schiacciano. Ritorna così il messaggio della fantascienza ma in forma più leggera, con l’idea che tutto finisca in un secondo una volta capito il trucco. Così è se vi pare ma non nella realtà che della fantascienza è il triste fondo limaccioso nel quale si dibattono i sogni.


 Il soggetto è tratto dal libro di Hiroshi Sakurazaka  “"All You Need Is Kill" e se l’idea di base non è originale – sul loop temporale ci si potrebbe scrivere un intero saggio – sono la messa in scena di Doug Liman e la scrittura serrata di Christopher McQuarrie ad essere vincenti, unitamente alla fotografia scintillante di Dion Beebe, un maestro nel suo genere.  La fantascienza americana, anche quella mainstream come in questo caso, quando non piegata del tutto ai voleri del botteghino o impegnata a sorreggere una retorica politico-militarista come successo in passato, è capace di offrire film divertenti e intelligenti.

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