La recensione su Edge of Tomorrow - Senza domani

di alan smithee

5 stelle

Ancora viaggi nel tempo, paradossi temporali, possibilità di modificare un “futuro già passato”, per utilizzare il titolo che accompagna l'uscita dell'ultimo film di Brian Singer sui celebri mutanti Xmen. Qui nel film del furbetto Liman, regista di ben più bassa caratura del Singer, siamo anche stavolta in un futuro prossimo, ancora una volta devastato da una catastrofe: una invasione aliena che sta annientando tutte le forze militari dei vari paesi che a stento cercano di reagire ad una forza impari. In particolare escogitando delle tute-corazzate robotiche (ma esistevano già nel lontano 1986 con lo splendido Aliens Scontro finale di Cameron) che attribuiscano a chi le indossa una forza ed una potenza in armi ed esplosivi da renderlo un po' più temibile di fronte ad un nemico implacabile (quanto davvero poco definito e caratterizzato).

E quando l'ufficiale americano Bill Cage arriva a Londra per verificare la validità di tali strumentazioni da lui abilmente presentate ai molti volontari che ha persuaso, con la sua astuzia e capacità comunicativa, ad arruolarsi nella resistenza, viene con un tranello indotto a prender parte forzatamente e contro la propria volontà al giorno cruciale della battaglia che si tiene proprio il giorno seguente in Francia a Verdun, per lui in pochi minuti (ma resistendo più di tanti altri ben più allenati ed avvezzi di lui) il destino è segnato. Tuttavia il caso vuole che morendo nei pressi di una delle creature aliene più potenti e sofisticate, il malcapitato ne metabolizzi le caratteristiche, assumendo la caratteristica preziosa di rivivere quello stesso momento più volte, teoricamente fino all'infinito. Tale possibilità gli sarà utile per affinare la tecnica e riuscire a raggiungere la più celebre guerriera del momento, Rita Vrataski, l'eroina che pure lei godeva di tali privilegi prima di perderli a causa di una trasfusione di sangue in infermeria.

Se la cosa positiva è che Tom Cruise, che pare ormai essersi affezionato al fantasy a poco tempo dal precedente Oblivion, incarna qui finalmente un personaggio per sua natura vigliacco e poco avvezzo all'eroismo, smettendo per una volta i panni del fastidioso e sempre medesimo coraggioso tuttofare sempre tosto e preparato, per il resto le buone notizie latitano: il film è un lungo fracassone e roboante ripetersi di situazioni a ripetizione con l'affanno di cercare di modificare il prossimo futuro (ma allora era molto meglio l'adorabile ripetizione de “il giorno della marmotta” nella bellissima fiaba del compianto Harold Ramis “Ricomincio da capo”, per non parlare dei vari Ritorno al futuro e di tutto quel nutrito filone di cinematografia sugli aggiustamenti temporali e le problematiche legate agli sfasamenti comportamentali o alle conseguenze delle azioni correttive sui destini del futuro) che anche un montaggio accorto ed attento a non esagerare nelle ripetizioni dei singoli episodi, finisce comunque per infastidire o tediare. Inoltre questo nemico davvero troppo superficialmente descritto risulta semplicemente come una belva impazzita e micidiale, ma tutto fuorché una civiltà superiore, sofisticata e irraggiungibile.

Doug Liman si rivela in questo contesto niente più che un abile confezionatore di blockbuster roboanti e conquista-botteghino e nulla più. E dire che con il sovrastimato Swingers e con il buon primo episodio della serie dedicata alla spia Jason Bourne, lo si dava già per un autore promettente.

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