Regia di Charlie Paul vedi scheda film
Violenti e urticanti, voraci e inquietanti, i disegni di Ralph Steadman sono creature feroci, bocche spalancate, macchie disperate. Satire dall’ironia densa come l’inchiostro che versa sulla pagina, distillato di britannica, sana cattiveria: lui si definisce, impietosamente, un «inquinatore visivo» che non ha ancora provato di essere un artista. Classe 1936, in mezzo secolo di carriera Steadman ha lasciato il suo marchio in numerose pubblicazioni (dalle vignette per “Punch” e “Private Eye” alle illustrazioni rivoluzionarie per classici come Alice nel paese delle meraviglie), ma il suo nome sarà per sempre legato a quello di Hunter S. Thompson, con cui diede vita al giornalismo gonzo. La ragione d’essere del documentario senza infamia e senza lode di Charlie Paul è proprio il loro legame: Johnny Depp, nel ruolo della star finto dimessa (divisa d’ordinanza: cappellino, occhialini azzurrati tondi, collanine assortite), amico fraterno di Thompson, conobbe Steadman sul set di Paura e delirio a Las Vegas e nel film è una presenza quietamente ingombrante. È lui a intervistare Ralph in veste di amico, a suonare la chitarra in momenti conviviali, ad assistere alla creazione dei suoi spiazzanti disegni (i momenti migliori dell’opera, a conti fatti), a spostare il focus dall’arte al suicidio di Thompson: una buona fetta del doc (già afflitto da una quantità di animazioni ed effetti sonori superflui quando non irritanti), somiglia a un affettuoso, poco coinvolgente amarcord che impalla la figura di Steadman.
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