Regia di Raffaele Andreassi vedi scheda film
Siamo nella seconda metà del ventesimo secolo e la superstizione non è confinata soltanto nei paesini sperduti dell'entroterra: Andreassi ci mostra come anche gli abitanti della capitale siano profondamente coinvolti nella questione.
Un taglio realista è quello che Raffaele Andreassi conferisce a questo documentario sulla superstizione a Roma nel 1958; interni veri, personaggi altrettanto concreti, interpreti 'neorealisticamente' presi dalla strada: così viene assemblato Gli stregoni. Un'opera che racconta l'ignoranza e la paura ancora vive negli italiani, certo non solo della capitale, nella seconda metà del ventesimo secolo, in una ventina di laconici minuti privi di qualsiasi commento a parte una didascalia in apertura, che si limita ad annunciare l'oggetto dell'indagine ammettendo che il film consta di "fedeli rappresentazioni di fatti realmente accaduti", cioè dichiarando la sua natura di fiction. Andreassi è stato un apprezzabile documentarista, autore di lavori quasi sempre in cortometraggio e dal taglio antropologico o culturale, attivo fra la metà degli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta. Ne Gli stregoni traspare senza fatica alcuna il suo occhio scettico e, in minima parte, ironico sull'argomento dell'indagine. 5,5/10.
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