Regia di Valentín Javier Diment vedi scheda film
Horror "splatterstick" argentino, concentrato di non-sense granguignolesco, che fa il paio con "La bara bianca" (Daniel de la Vega, 2016), riuscendo ad essere decisamente peggiore.
Jorge (Gabriele Goity) ha il timore - come tutti i sacrosanti cristiani - di morire improvvisamente, restando magari stecchito all'istante, e lascia precise indicazioni alla compagna Alicia (Lola Berthet), da attuare in successione nel caso il "lieto" evento dovesse verificarsi. La premonizione si avvera in fretta (che sfiga!) e qualche tempo dopo Alicia convoca, per un raduno celebrativo in memoria di Jorge, i migliori amici e parenti del defunto. Presto due celebri detti popolari ("parenti serpenti' e “dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io”) dimostrano la loro esatta pertinenza al caso in questione. Qualcosa di ancora più strano, però, accade agli ospiti: presenze di spettri, tutti conoscenti degli invitati, circondano la casa. Chi tenta di uscire rischia la vita, mentre chi resta dentro è certo di lasciarci le penne. Quella brutta (letteralmente) strega di Alicia, infatti, sta eseguendo un rituale magico, il quale prevede di sacrificare, non si sa come, cinque (numero da tombola) persone che hanno avuto in simpatia Jorge, per permettere al defunto di tornare in vita. Ma la presenza, tra loro, del gay Nicanore (Matias Marmorato), riserva una sgradevole sorpresa ad Alicia. Gli amati ospiti se ne vanno, lasciando l'abitazione per morte violenta e, in qualche modo, Jorge risorge, un pò perplesso, dalla tomba. Scopre però che ci sono cose ben peggiori della morte: infatti, adesso, ha il problema dell'alito puzzolente. Gli basterà lavarsi i denti per rimediare?
"So che pensate alla vita come a un fuoco che viene spento dal vento..."
(Alicia)
Film di una bruttura indescrivibile, che rappresenta una delle cinque regie opera dell'argentino Valentín Javier Diment, ispirato - fuori tempo massimo - da Sam Raimi e il suo Evil dead (La casa, 1982). Riprese con la telecamera in veloce corsa verso la casa, filosofia splatterastick da due soldi, inquadrature sghembe e sbilenche, fiumi di sangue ed effettacci gore a iosa. La scelta di una protagonista sgraziata (per quanto difficile, forse, anche più inaffrontabile del film) è solo uno dei tanti limiti di un prodotto scritto all'improvvisazione, con personaggi surreali e presenze/assenze di protagonisti privi di carattere e identità. Una storia che poteva benissimo essere meglio espressa come cortometraggio, si protrae sino alla canonica ora e mezza, diventando una folle - e molto pallosa - esperienza di visione. Si fatica a credere che qualcuno abbia girato (neanche male, dato che la cinematografia di Claudio Beiza ha una sua eleganza) un simile accorpamento di sequenze deliranti, prive di logica e continuità. Alla sceneggiatura ci han messo mano ben quattro individui, ciascuno di loro dotato di una sensibilità da orso bruno marsicano, riuscendo nell'impossibile impresa di rendere quasi insopportabile la visione. Dopo ben undici anni dalla realizzazione, la benemerita "Midnight Factory" decide di importare (doppiandolo alla meno peggio e destinandolo solo allo streaming) questo emblematico modello di horror kitsch, certa che non può sfigurare nella media, vertiginosamente calante, delle contemporanee produzioni, soprattutto quelle indipendenti USA. Ad oggi, Memory of dead è forse il peggior titolo in catalogo MF, assieme a La bara bianca (altro "gioiello" in arrivo dall'Argentina): un elogio all'antiestetica e al delirio puro, quasi inarrivabile. Che va comunque subìto, per tentare di farsene una vaga idea. Vaga, perché arrivati ai titoli di coda, possibilmente svegli, viene da apostrofare a voce alta: "Ma cosa cazzo... ho appena visto?"
"Una tendina di velo ci separa dal caos, dal nulla."
(Angelo Fiore)
Trailer
F.P. 03/08/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 88'51")
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