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Hunger Games: La ragazza di fuoco

Regia di Francis Lawrence vedi scheda film

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La recensione su Hunger Games: La ragazza di fuoco

di will kane
5 stelle

Sia la saga di "Harry Potter" che quella di "Twilight" hanno sancito una maniera di estendere la propria prosecuzione, facendo sì che anche i guadagni aumentino: quindi, ogni serie partita e baciata dal successo popolare ( non tocca a tutte, vedi "Città delle Ossa" e altre, partite e affondate dai costi eccessivi e dallo scarso ritorno): "Hunger Games", con l'avventura della ribelle Katniss che, in un mondo futuro afflitto da una divisione di status cui viene abbinata un'oscena menzogna perpetua con un reality senza fine, in cui giovani assassini per istinto di sopravvivenza divengono le star da seguire, arriva qui al secondo capitolo, prima degli atti terzo e quarto, che concludono le vicende dei Distretti. La regia passa da     a Francis Lawrence, e onestamente, rispetto al primo capitolo, dei passi avanti vengono compiuti: non tanto la storia del triangolo sentimentale tra la protagonista ed i due guerrieri antitetici cui si affianca, che non appassiona e sembra allungata come il brodo non di prima qualità; nè la critica ad un sistema che spettacolarizza i conflitti sociali, poco lucida per essere efficace. E nè, narrativamente, nella prolungata illustrazione delle conseguenze del primo film, con Katniss e Peeta assurti, controvoglia, a modelli giovanili da mostrare per esaltare la facciata del regime crudele di Snow: quello che funziona, oltre ad una fotografia veramente di alto livello (è firmata da Jo Willems), è la seconda parte del racconto, che la butta nettamente sull'avventuroso, e crea la tensione giusta per farsi seguire volentieri dallo spettatore. Molte facce celebri in ruoli importanti ma di contorno (oltre a Sutherland, Stanley Tucci, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Lenny Kravitz, Amanda Plummer, Philip Seymour Hoffman e Toby Jones...), e la considerazione finale che sia questa, che "Maze runner" e "Divergent" sono serie che rimescolano cose tuttavia già viste e riviste, e che difficilmente lasceranno gran traccia di sè, per i posteri. 

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