Regia di Francis Lawrence vedi scheda film
Dopo Hunger Games (2012), prosegue con questo secondo capitolo l'adattamento cinematografico degli omonimi romanzi di fantascienza scritti da Suzanne Collins. L'esordio è assolutamente da vedere per primo, sia per i costanti rimandi altrimenti incomprensibili sia per la totale assenza qui di una qualsivoglia introduzione o riepilogo. Si entra subito nel vivo e, trattandosi di un parziale intermedio, non dovranno sorprendere né il non-inizio né la non-fine. Gli interventi di coloro i quali lamentano la mancanza di un principio e di una conclusione, pertanto, si commentano da soli.
Ancora devo riuscire a trovare l'occasione giusta per decidermi a leggere i libri. Tuttavia il primo film mi era piaciuto e dunque ero vittima di una certa aspettativa, alimentata dal successo al botteghino e dai commenti discordanti. Nonostante non potesse più contare sull'effetto sorpresa e novità, posso ammettere senza difficoltà alcuna di esserne rimasto soddisfatto. Il rischio delusione è stato scongiurato e confermo la qualità del titolo predecessore.
L'opera è in sostanza una distopia futuristica ambientata in un Nord America post apocalittico. La storia è interessante e abbastanza originale nel suo fondamento, nel suo descrivere questo incontro straniante fra dittatura e televisione. Molti aspetti sono esasperati e diversi risvolti della trama sono forse prevedibili, ma tali difetti non pregiudicano in ogni caso la bontà dell'operazione. L'azione è opportunamente vivace e temperata, mai ostentata. Si evita di esagerare con la violenza, riuscendo però nel contempo a non rinunciare all'efficacia, ricorrendo più spesso all'implicito piuttosto che all'esplicito.
In generale credo di ritenere migliore il precedente, ma forse il mio ricordo è troppo offuscato. Comunque i pregi non mancano in questo seguito, che vanta pure alcuni momenti davvero toccanti. Si consegue un livello di emozione e coinvolgimento (da brividi lungo la schiena, per intenderci) che da diverso tempo non mi capitava di avvertire dal grande schermo nelle uscite moderne e più recenti. Il merito è nella forza delle immagini, nella perfetta orchestrazione della lodevole colonna sonora di James Newton Howard (da ascoltare!) e nell'espressività dell'eccezionale Jennifer Lawrence (Katniss Everdeen). La giovane attrice protagonista non perde occasione per dimostrare il talento di cui è capace, che probabilmente la rende fra le migliori e le più promettenti della sua generazione. Se l'intero film funziona è in gran parte grazie a lei, bisogna riconoscerlo. Al suo fianco ha un cast discreto e un insieme di personaggi di supporto abbastanza caratterizzati, sebbene per me perdano al suo confronto.
Quindi, nonostante qualche carenza minore nell'esecuzione, nel suo complesso La Ragazza di Fuoco vale la pena di essere visto. Il finale "aperto", come già detto, non dovrà lasciare interdetti: la vicenda troverà il suo naturale sviluppo e compimento nei prossimi episodi. Infatti, il terzo e ultimo, Il canto della rivolta (Mockingjay), è diviso in due parti (prima e seconda), previste per il 2014 e 2015 rispettivamente.
Katniss Everdeen torna a casa dopo aver vinto la 74ma edizione degli Hunger Games insieme all'amico, il "Tributo" Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e abbandonare famigliari e amici per intraprendere il giro dei distretti, il cosiddetto "Tour della Vittoria". Lungo la strada Katniss percepisce che la ribellione sta montando, ma a Capitol City il Presidente Snow cerca ancora a tutti i costi di mantenere il controllo e sta preparando la 75ma edizione dei giochi, una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti della nazione di Panem.
Senza infamia e senza lode, ma il bilancio è senza dubbio positivo.
Un'ottima Katniss Everdeen, in grado di reggere appieno il film sulle proprie spalle. Si conferma di talento.
La stravagante e frivola Effie Trinket.
Discreto. Non sfigura nella parte da comprimario, ossia quella di Peeta Mellark.
Haymitch Abernathy, il bizzarro mentore per il Distretto 12.
L'audace e attento Finnick Odair.
Interpreta Gale Hawthorne, ruolo d'importanza relativa.
Il freddo e spietato Coriolanus Snow, il Presidente di Panem.
Lo stratega calcolatore Plutarch Heavensbee.
L'efferata e magnetica Johanna Mason.
L'eccentrico conduttore televisivo Caesar Flickerman.
Difficilmente James Newton Howard fallisce il compito affidatogli. Non rappresenta forse il suo lavoro migliore, ma sono del parere che anche in questa occasione egli sia riuscito a tradurre in musica l'emozione che scaturisce dalla visione di ogni momento ed evento principale del film. Ne ha saputo cogliere la vera essenza.
Non ho critiche particolari. Non ho avvertito la necessità di modifiche sostanziali.
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