Regia di Rocco Papaleo vedi scheda film
Rocco Papaleo alla sua seconda prova da regista si affida ad un suo romanzo e mette in scena una storia corale di rinascita e solidarietà, che passa attraverso il superamento delle incomprensioni e delle discriminazioni. I protagonisti sono tutti soggetti allo sbando, adulti che hanno compiuto delle scelte e delle rinunce, ma sono inconsapevoli di ciò che vogliono e di chi vogliono essere.
Don Costantino (Papaleo) è un ex prete disilluso che ha rinunciato alla tonaca per amore di una donna da cui però è stato lasciato; tornato al paese nativo non ha il coraggio di confessare il suo abbandono della chiesa alla severa e apprensiva madre, già provata dalla fine del matrimonio dell’altra figlia, fuggita di casa con un misterioso amante. Costantino si reca perciò al vecchio faro di proprietà della sua famiglia, nella speranza di potersi godere un po’ di solitudine e riflettere, ma ben presto il posto diventa molto affollato: vi arrivano Arturo (Riccardo Scamarcio), il cognato depresso in fuga dalle maligne chiacchiere di paese, un’esuberante ex escort Magnolia (Barbora Bobulova), che ha sbagliato strada, e un’eccentrica ditta di ristrutturazioni chiamata dalla madre di lui, formata da un ex artista circense e da un padre divorziato alle prese con la figlia che deve prepararsi per gli esami di terza media. Problemi di convivenza, equivoci e altri arrivi imprevisti si sommeranno a rivelazioni e incidenti, dando origine a legami profondi e inaspettati che trascineranno la sgangherata compagnia a ritrovare il filo della propria esistenza.
Non mancano dunque le idee nella sceneggiatura, che tocca vari temi anche di peso come la fede, le famiglie allargate e l’omosessualità, ma riesce a farlo con disinvoltura, con una leggerezza costante e un’ironia agrodolce, meno grossolana della media, pur non risultando sempre credibile, e finendo per azzardare un po’ specialmente nelle battute finali. Ancora una volta un peso importante è occupato dalla musica, altra grande passione del comico lucano dopo il cinema e si sente, oltre che nel ritmo della narrazione, quasi un componimento jazzistico nel suo soffermarsi su volti, particolari, scorci, anche nella scelta dei brani in colonna sonora, Caterina Caselli e una piccola perla ingiustamente poco conosciuta, Erica Mou.
Ottimo il cast e incantevoli gli scenari della Sardegna (Oristano per la precisione) che fungono da un indefinito meridione, affascinante nella sua malinconica bellezza fatta di sole e abbandono, e di un’umanità dedita ai valori, gelosa delle apparenze ma anche calorosa e accogliente.
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