Regia di Rocco Papaleo vedi scheda film
Il secondo lungometraggio diretto da Papaleo, a tre anni di distanza da Basilicata coast to coast, conferma la vena ironica e malinconica del regista/protagonista, che in questa occasione però si affida a una sceneggiatura non sua, ma firmata dall'autore televisivo Walter Lupo. Commedia brillante, al passo con i tempi, Una piccola impresa meridionale ritrae non solo un sud, ma un'intera Italia allo sfascio, succube di un passato da cui emanciparsi quanto più in fretta possibile: un prete che ha perso la vocazione, uno sposo tradito e lasciato, una prostituta 'redenta', dei saltimbanchi falliti convertiti in muratori. Ecco però che una certa patina di ottimismo forzato ricopre l'intero lavoro: nessuno dei citati personaggi avverte come impossibile la propria metamorfosi, anzi sembrano tutti perfettamente coscienti di andare incontro a un inevitabile lieto fine: è un'Italia allo sfascio, sì, ma con il sorriso. E questo fa storcere un po' il naso nei confronti di un lavoro in realtà ben confezionato e impostato secondo ritmi e dinamiche ben funzionanti: la sensazione di fondo del film è quella di un continuo avvilupparsi della trama, del completarsi del quadro man mano che i minuti passano e nuove figure entrano in scena. Tutto gira attorno al prete-protagonista interpretato da Papaleo, che però - pur avendo anche il ruolo di narratore esterno - non ruba mai spazi vitali ai colleghi. Barbora Bobulova, Riccardo Scamarcio, Sarah Felberbaum, Giovanni Esposito, Giuliana Lojodice e Giorgio Colangeli completano la parte centrale del cast; come nel precedente Basilicata coast to coast un altro dei ruoli preminenti è riservato alle musiche. 4,5/10.
Costantino ha una crisi di vocazione a cinquant'anni: lascia l'abito talare e si rinchiude nel faro diroccato di proprietà della famiglia. Arriva una donna delle pulizie, avvenente ex prostituta, e chiede rifugio all'uomo; la stessa cosa fa il cognato di Costantino, fresco di separazione e in fuga dai cori di 'cornuto' che lo perseguitano. Arriva quindi la ditta che deve ristrutturare il faro e la convivenza si fa sempre più folta e difficile.
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