Regia di Rocco Papaleo vedi scheda film
L'ex-prete cinquantenne Costantino, dopo aver dismesso l'abito talare, torna nel suo paese in Puglia. La mamma, Stella, già alle prese con uno scandalo in famiglia - la separazione della figlia Rosa Maria dal marito, amico e figlio di amici di famiglia, Arturo - non prende bene la cosa. Per evitare che la notizia si diffonda in paese, manda Costantino a vivere in un edificio di sua proprietà, collegato ad un faro in disuso, in una località nei pressi, tanto affascinante quanto solitaria. La tranquillità del luogo richiama ben presto altri personaggi gravitanti intorno alla famiglia, ognuno con una (presunta) macchia sulla coscienza. La comunità si completa con l'arrivo della stessa Stella e di due strani operai appartenenti alla "piccola impresa meridionale" incaricata della ristrutturazione dell'edificio. Una commedia di e con Rocco Papaleo, girata tra splendidi panorami di una costa sarda. Il film segue i personaggi nel percorso che essi compiono per affermare le proprie individualità e condividerle con coloro cui tengono di più. Le incomprensioni che li dividono e li spingono all'isolamento, grazie ad una costante interazione, favorita dall'essere immersi in un ambiente quasi selvaggio, che stimola la riflessione, vengono lentamente superate. Il progetto di riportare a nuova vita il vetusto e malconcio stabile può essere inteso come metafora di rinascita e nuovo inizio. Ho gradito le intenzioni, meno la messa in scena. Per buona parte del film, l'intrattenimento è garantito dalle discrete prestazioni degli attori, i quali utilizzano il loro "regionalismo", e dalla curiosità "pettegola" di vedere cosa accadrà nel momento in cui i segreti personali diventeranno di pubblico dominio. Verificatosi questo evento, il ritmo rallenta. La questione dell'accettazione dell'omosessualità di quattro tra i diversi personaggi conquista il primo piano in una tra le sequenze finali, che non ho assolutamente gradito, non perchè non condivida il messaggio trasmesso, bensì per la sua eccessiva didascalicità, che la confina in un ambito irreale ed è quasi offensiva per il prototipo di comunità rappresentato nella scena stessa. Trovo estremamente improbabile che, nel XXI secolo, in Italia, una nutrita pletora di invitati scelga di abbandonare, compatta e sdegnata, la partecipazione ad un evento perchè all'interno dello stesso è stata inserita una cerimonia di unione civile tra persone dello stesso sesso. Tra gli attori ho apprezzato Rocco Papaleo - "Don" Costantino; Barbara Bobulova, la ex-prostituta Magnolia, unica persona serena del gruppo, poichè in grado di guardare senza vergogna al proprio passato; Giuliana Lojodice, mamma Stella, piena di remore e paure circa il chiacchiericcio paesano, ma capace di superare i propri limiti grazie all'entusiasmo ed alla positività dei parenti. L'opera può risultare piacevole divertente, ma solo se si riesce a "sopravvivere" al buonismo di cui gronda in quantità via via maggiore.
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