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The Wolf of Wall Street

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Wolf of Wall Street

di laulilla
10 stelle

Film di Martin Scorsese ispirato alla storia autobiografica di Jordan Belfort, avventuriero e faccendiere finanziario che nel giro di pochissimo tempo divenne uno degli uomini più ricchi e potenti degli Stati Uniti.

 

Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) era un giovane di belle speranze, ambizioso, ma senza grandi esperienze borsistiche e finanziarie, quando, approdato a Wall Street e opportunamente istruito dal manager senza scrupoli Mark Hanna (Matthew McConaughey) sul modo di diventare un broker di successo, creò nel New Jersey un’agenzia di brokeraggio, la Stratton Oakmont, ponendosi l’imperativo categorico di guadagnare una quantità di soldi mai vista, per potersi concedere ogni lusso e ogni piacere.

Per raggiungere lo scopo era soprattutto fondamentale mettere in piedi la strategia più adatta affinché un elevato numero di entusiasti e convinti mediatori riuscisse a convincere una grandissima quantità di investitori ad affidare alla Stratton il proprio denaro, grazie alla promessa di farlo rendere al riparo dalle tasse e nello spregio più assoluto di ogni forma di legalità.

 

Si sa che in alcuni periodi storici le lusinghe della ricchezza – e dei vantaggi che ne derivano – trovano audience molto alta: Jordan ebbe la ventura di trovarsi a operare negli anni largamente egemonizzati dal pensiero unico dell’edonismo reaganiano, versione rivisitata e, forse, più seducente, del sogno americano, ciò che favorì il veloce successo del suo proposito.

L’agenzia ebbe dunque una rapidissima ascesa, consentendo a Jordan di sprecare le ingenti somme, che affluivano da ogni parte e che egli rapidamente intascava, nelle spese più pazze per procurarsi donne, alcool, viaggi e droghe, permettendogli anche di abbandonarsi a eccessi di ogni tipo, sui quali, senza alcuna inibizione moralistica, si sofferma la cinepresa del regista.

La prima parte del film, perciò, raccontandoci l’irresistibile arricchimento del protagonista, ci presenta un vasto repertorio delle sue trasgressioni sessuali, orgiastiche, da consumatore compulsivo di droghe di ogni qualità, sgomentandoci e provocando una strana sensazione, insieme di imbarazzo e di compiacimento, poiché ci rende coscienti subito che un’ambigua fascinazione promana dai comportamenti amorali di Jordan, che sembrano diventare aspetti costitutivi della narrazione di Martin Scorsese, che non solo non prende le distanze dal protagonista, ma parebbe costruirne un’immagine positiva.

 

 

I contorni del personaggio di Jordan, in realtà, si precisano meglio nella seconda parte , allorché il meccanismo della truffa, così ben collaudato e oliato, comincia a incepparsi, in modo da far perdere colpi e smalto alla strategia del nostro eroe imbroglione.

 

Il protagonista scopre, innanzi tutto, che non è vero che i soldi possano comprare tutto e corrompere tutti: sarebbero stati due oscuri funzionari dell’FBI a ricordarglielo e a inchiodarlo alle sue responsabilità. La sua stessa concezione maschilistica dei rapporti sociali e familiari, inoltre, si sarebbe infranta di fronte alla resistenza di Naomi (Margot Robbie), la moglie bellissima che gli aveva dato due figli e che non intendeva sopportare oltre i suoi tradimenti e la sua vita debosciata.
Jordan, poi, a proprie spese, avrebbe imparato che la droga non è sempre in grado di potenziare le prestazioni di chi la usa: l’effetto ritardato di uno stupefacente, scaduto e ingollato a gogò, gli aveva provocato un ottundimento psico-fisico terribile, tale da mettere a rischio la sua mente e la sua vita stessa, la  quale, lungi dall’essere una proprietà personale, può essere travolta da forze naturali molto spesso incontrollabili e invincibili, come l’attrezzatissima sua nave in balia degli uragani e delle tempeste del Mediterrraneo.


Non mi soffermerò sui significati metaforici dei due episodi: la sostanza-doping, efficace, ma ormai fuori tempo massimo; la nave sanza nocchiero in gran tempesta…. Mi limito a osservare, invece, che quel suo comportamento rivelava quali profonde contraddizioni celasse la visione edonistica, insufficiente a garantire almeno un po’ di solidità a quel castello di illusioni che egli era riuscito a creare per sé e per i pochi altri suoi fedelissimi amici, presto traditi per ottenere sconti di pena (secondo Mark Hanna, che la sapeva lunga,  non esistono amici a Wall Street).
Sarebbe riuscito, è ben vero, a cavarsela ancora una volta: una mite condanna gli avrebbe permesso ancora di affabulare un pubblico di creduloni ammiratori,grazie a una compiacente intervista televisiva, segno evidente che il personaggio è un lupo incorreggibile, che, come tutti i suoi simili, perde il pelo, ma non il vizio, ma segno altrettanto evidente che sono sempre troppi gli ingenui che mostrano ammirazione e stima per marpioni di tal fatta.
Il ritratto a tutto tondo di Jordan Belfort è tragicomico e grottesco; buffonesco e inquietante e si colloca, secondo me, fra i più significativi di Scorsese, che, descrivendo l’insaziabile e oscena bulimia di questo lupo vorace, ci ha dato anche il ritratto del capitalismo finanziario e della sua forza che è, insieme, avida, seduttiva e distruttiva.


Straordinaria e giustamente sopra le righe la recitazione degli attori, con Di Caprio grande gigione, in stato di assoluta grazia!

 

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