Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Penso che mi ci vorrà una seconda visione per metabolizzare questa 'mazzata' dalla durata monster... Scorsese prosegue dai palazzi demoliti del magistrale finale di Casino. Già Asso/De Niro era un 'diversamente' gangster, ora Di Caprio/Belfort non appartiene alla malavita ma eguaglia e supera il predecessore nella metodologia razionale e amorale di accumulo del denaro e nel 'e chi ci vuole vivere nel mondo normale!'. Non è un caso che il regista piano piano si allontani dall'universo mafioso per abbracciare il concetto ultimo e pessimista che la società capitalistica è malata e oppressa al suo interno e non può guarire. E' una questione esistenziale e non morale, i protagonisti vogliono vivere e basta. In The Wolf of Wall Street ci troviamo di fronte a degli sciagurati ma che vogliono emanciparsi e ad elevarsi ed è disarmante. Questi individui somigliano più a delle rockstars che a dei criminali... E i territori psicologici sono proprio quelli. Ma sono i dollari che ci riportano nella sfera del crimine e poi il potere, la lussuria, l'egocentrismo ma soprattutto una disperata e fottuta voglia di non 'sprecare' la vita senza godersela, una sfida alla frustrazione dell'uomo comune. Ecco un'altra faccia dell' American Dream, ed è qui che ritorna il concetto del rock & roll e degli eterni bambini e Martin in tutti questi argomenti ci sguazza... Così il suo sguardo da tragico e melodrammatico (come in Goodfellas e Casino per esempio) diventa divertito, ogni barlume di giustificazione che non sia quella di un 'voglio tutto adesso!' svanisce, questi disperati riflettono il delirio di un'intera società e forse in fondo affrontando il senso della vita, l'evoluzione ultima dell'umanità. La visione dunque diventa cupa, ma si ride e sotto le irresistibili vesti di toxic-movie (diventerà un classico per i tossici e i lussuriosi frustrati di tutto il mondo al pari di Trainspotting, Paura e Delirio a Las Vegas e le montagne di coca di Tony Montana/Pacino e già gli ottimi incassi lo dimostrano) ci troviamo di fronte ad uno dei punti d'arrivo della poetica scorsesiana. Sì meno sofisticata (mancano i famigerati piani sequenza chilometrici e c'è più computer grafica) ma sempre portentosa e superba (le luci, il montaggio, il cinema vero insomma...). Adrenalinicamente una pura botta di anfetamina cinematografica!
Fra i tanti momenti cult voglio segnalare un clamoroso McConaughey che semplifica in poche parole il segreto di un buon broker:
-E come lo fai questo cazzo di lavoro? Cocaina e troie amico mio...
Memorabile. Porca miseria non l'ho visto al cinema!!!!
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