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The Wolf of Wall Street

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su The Wolf of Wall Street

di amandagriss
8 stelle

Jordan Belfort è un motivatore economico. Un persuasore, come lui stesso si definisce, all’(auto)arricchimento. In linea con lo stile di vita vincente che spadroneggia negli sfavillanti anni ’80, quelli in cui chiunque detiene il giusto potenziale per incarnare il sogno americano; basta solo che si riveli abile nel giocare al meglio le carte dategli in sorte dal destino. Sono gli anni del rampantismo dilagante, dell’affermazione di una nuova categoria sociale (ed economica), i broker, volgarmente i venditori di fumo, o, più semplicemente, i telefonisti di uno smisurato caotico infuocato call center, esseri mitologici -metà uomini metà demoni bicornuti- impegnati tutto il santo giorno, tutti i giorni, a urlare a una cornetta del telefono frasi senza un senso reale e senza un reale fondamento -parole d’aria-, con lo scopo di convincere l’interlocutore ad abboccare all’amo delle loro esche ingannatrici; in quel perenne altalenante adrenalinico gioco al massacro, le cui regole restano oscure ai più, messo in piedi a fine ‘800 dagli studiosi Charles H.Dow & Edward Jones. Jordan Belfort è un lupo mannaro americano a New York, con fermata a Wall Street. Ha l’istinto del cacciatore, il fiuto per la preda e il suo invitante bottino, il talento naturale per circuirla, la capacità di neutralizzarne le difese, lo scatto fulmineo per azzannarla e finirla sul campo. Come Paperon de’ Paperoni sguazza raggiante nel proprio denaro abbagliante, vivendo rinchiuso in quella bolla di sapone che è la sua dimensione ideale, una tana dorata da far girar la testa, condivisa con i compagni di branco, plasmati a sua immagine e somiglianza. In un perenne clima goliardico dove tutto, sesso-droga-cibo ai massimi livelli, è a portata di (un robusto) portafoglio. Dove le riunioni all’ordine del giorno riguardano quale nano da circo assoldare per la festa d’ufficio del fine settimana. In parallelo al mondo reale, quello dell’umana gente, suo costante inesauribile nutrimento. Che come un tornado forza 5 lo urta, lo investe e lo devasta, lasciando solo macerie dietro il suo passaggio. Di cui non se ne cura o comunque non abbastanza da sembrare sinceramente addolorato. Solo interessato. Da innocua nullità a bestia feroce e primitiva. Il cambiamento esige un restyling totale che va dall’abito buono al mega villino con piscina, ad una nuova moglie, una barbie strafiga che non lo faccia sfigurare, allo scintillante yacht con pista d’atterraggio per l’elicottero privato, ad un conto bancario in Svizzera dove tener al sicuro da quei ficcanaso del governo il cospicuo malloppo tirato su con la stessa velocità di una striscia di coca. Jordan Belfort in realtà è un uomo miserrimo, un Re Mida devastato da tutto quello che una volta ha trasformato in oro. Il vizio dissoluto lo divora come un morbo inesorabile, riducendolo all’allucinata parodia di se stesso. Senza più freni inibitori, è un grottesco soggetto perennemente strafatto che se ne va in giro nella sua ferrari bianca, molesto e seriamente pericoloso. Da lupo affamato a verme strisciante, ostinato fino all’inverosimile, rincorre la sua magnifica preda sfidando l’impossibile, mietendo vittime, rischiando la sua stessa pelle e quella di chi è al suo fianco. Finendo col pagare per ciò che ha perpetrato. Certo, ma sempre nella condizione del ricco privilegiato.             

Straordinario graffiante cinico irriverente esagerato apologo sulla nostra civiltà occidentale votata ai falsi idoli corruttori, sue solidissime colonne portanti che mai e poi mai andranno giù. Da sole o demolite. Guardata dal di dentro, rovesciata come un calzino e messa intelligentemente alla berlina. 
Niente che non sia già stato detto, niente che non sia già stato fatto. E visto. Ma non da questa prospettiva, non filmato in questo modo. Un debordante delirio di immagini, suoni, colori che si susseguono innanzi ai nostri occhi con un ritmo serrato, incalzante, da togliere il fiato. La direzione è potentissima, agile, sinuosa, accattivante. Il tono è prepotentemente esilarante nonostante il film non sia una stupida commedia americana. Gli attori, con Di Caprio in testa, in stato di grazia.   4 stellette 1/2

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