Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Probabilmente, The Wolf of Wall Street voleva essere un film corrosivo, invece, a conti fatti, risulta incredibilmente rassicurante. Rassicurante per lo spettatore amante del cinema di Scorsese, che può godersi tre ore tic e personaggi noti e stranoti: mutuazioni su misura che rasentano la parodia involontaria, come nel caso dell'"isterico violento", questa volta non interpretato dal classico Joe Pesci ma da Jonah Hill. E rassicurante per lo sguardo critico nei confronti di una certa America, ben identificata e circoscritta, che non si confonde mai con il sistema tout court. Basti vedere la sequenza - formalmente, anche tra le più riuscite - del dialogo sullo yacht tra Jordan e l'agente dell'Fbi, in cui il tentativo di corruzione fallito è orchestrato attraverso un campo e controcampo dove a dominare v'è una sventolante bandiera americana che fa da sfondo proprio all'agente.
Ma Scorsese fallisce anche nella volontà di mostrare la pericolosità della seduzione del male incarnato da Jordan Belfort. Il regista accompagna il successo del broker sempre con un senso di stupore, di eccitazione, per i suoi trionfi materiali che non può non lasciare lo spettatore a bocca aperta - tutti momenti accompagnati, ovviamente, dalla tipica regia scoppiettante del cineasta italoamericano: vedasi il plongée sullo yacht regalato a Noemi. Allo stesso modo, chi non è dentro la macchina speculativa, chi non vuol far parte, è considerato - e rappresentato - alla stregua dello "sfigato" (la sequenza della boccia dei pesci è decisamente evidente). Ecco allora che la denuncia scorsesiana si inceppa goffamente in un teatrino di caricature decisamente posticce, indolori per lo spettatore - si ride con questi squali della finanza, quasi mai di loro -, che poco impressionano e che svelano l'infelicità che domina sull'intera produzione.
Abbastanza incoerente risulta, poi, la colonna sonora - aspetto sempre molto curato da Scorsese -, che pesca brani in maniera un po' anacronistica, non riuscendo così a restituire il clima che vorrebbe, invece, ricostruire, ma creando piuttosto un ulteriore senso di separazione e di distanza nei confronti delle vicende narrate.
Inoffensivo.
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