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Alì ha gli occhi azzurri

Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alì ha gli occhi azzurri

di zombi
8 stelle

roma, la roma popolare e periferica. nader, figlio di egiziani nato e cresciuto in italia. il suo migliore amico è stafano e ha una fidanzata italiana che però la sua famiglia, in particolare la madre, non possono accettare. per loro brigitte, non è niente, non è la fidanzata di nader. la loro religione non glielo permette, deve smetterla con queste fantasie e tornare ad essere un bravo figlio. credo di aver visto molto del film nella parte finale e nella scena in cui dice addio alla fidanzata con le lacrime agli occhi. nader, dopo tutto il casino che è successo, l'arma che si è comprato grazie a brigitte, il rischio che ha corso affrontando i rumeni che cercano lui e stefano per l'accoltellamento di un ragazzo in discoteca per una discussione, l'essersene andato di casa e aver dormito e vissuto per strada, nader sente che deve porre una fine al suo mondo italiano perchè stefano gli ha confessato che ha visto sua sorella laura. nader per fortuna sbaglia mira e non uccide stefano. questo lo guarda un attimo e sparisce. così come dice ai rumeni quando va a chiedere scusa, con la pistola in tasca, che a sedici anni si è troppo giovani per finire in galera e che le stupidaggini vanno rimediate, probabilmente si è troppo giovani per sopportare la schizofrenia della dualità. egiziano in italia. litiga con la madre e con il padre, più malleabile, per rivendicare la sua libertà italiana di mettersi con la ragazza che gli piace. si mette le lenti blu tanto che la sua ragazza lo rimprovera bonariamente, quasi con ironia: "ancora con 'ste lenti". con il suo migliore amico stefano fanno piccole rapine e vivono sul filo del rasoio di una periferia identica a tante altre nella sua programmatica bruttezza e nel freddo del vento che viene dal mare. un girare a vuoto senza nulla di nuovo tra ragazzi che non hanno, non sanno e non vogliono. a scuola nader che ha tolto il crocefisso dalla parete, rivendica da bullo un rispetto alla propria religione che rimettendo il feticcio con l'uomo crocefisso, verrebbe meno. forse quelle lacrime finali rivolte verso la finestra da cui si sporge la ragazza che ama, sono lacrime di un risveglio, di un'illuminazione che dolorosamente gli hanno fatto sentire qualcosa di ben preciso, più che un richiamo ancestrale e di imprinting genitoriale di protezione nei confronti della sorella che "non può e non deve" frequentare un italiano, tanto meno il suo migliore amico che conosce e sa di che "lana va vestito". il film di giovannesi ottimamente fotografato tanto che si sente il freddo come lo soffre nader nei suoi vagare, è una buona incursione in un'italia che accoglie impreparata a farlo. ignora come farlo poichè anche gli stati più "evoluti" dimostrano che le integrazioni non sono mai perfette e facili. perchè l'uomo forse dovrebbe imparare a camminare da solo, senza dover contare su di un essere superiore buono e misericordioso che sostiene nei momenti brutti, ma che inevitabilmente pare richiedere paganamente un tributo in cambio. 

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