Regia di Paul Newman vedi scheda film
Anomala opera prima di Paul Newman. E soprattutto generosa. Non sceglie, come molti suoi colleghi, di trattare un tema affine alle proprie corde (e a cui non sempre si è all’altezza) o di mettere in scena un one man show in cui sfoggiare tutto il proprio virtuosismo. Newman, che è sempre stato un gran signore, propone un veicolo artistico all’adorabile moglie Joanne Woodward, chiaramente con l’obiettivo di farle vincere una valanga di premi (ma l’Oscar, purtroppo, non riuscì a conquistarlo).
Poco male, perché Rachel, Rachel (inopinatamente ribattezzata in Italia col nome di Jennifer) è un film molto interessante che si scopre imprevedibile romanzo di una formazione tardiva ed attesa: al centro c’è una maestra elementare vessata dalla capricciosa madre, con un passato ombroso (il padre faceva l’imbalsamatore), un’amica che vorrebbe qualcos’altro (Estelle Parsons, bravissima) e una buona dose di repressione sessuale in corpo. Ritrova un amico di infanzia e finalmente consuma il suo primo amplesso.
Newman non si abbandona ad effettacci pornografici e preferisce entrare nell’intimità della sua eroina, con una serie di visioni che immaginano le fantasie più proibite della donna, che si considera nel mezzo del cammino della sua vita come Dante quando in realtà arriva a malapena a trentacinque anni. Un dramma psicologico, profondo e a tratti quasi spirituale, con alla base l’idea che nella vita si debbano provare tutti i gusti di una gelateria e non solo sempre solo la vaniglia.
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