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La prima volta di Jennifer

Regia di Paul Newman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La prima volta di Jennifer

di moonlightrosso
6 stelle

Un mancato Oscar per una mai abbastanza apprezzata Joanne Woodward, bellezza dai tratti irregolari e terribilmente quotidiani.

Non del tutto convincente l'esordio dietro la macchina da presa di Paul Newman, nonostante una prestazione maiuscola della consorte Joanne Woodward con la quale formò una delle coppie più inossidabili e longeve di Hollywood (rimasero insieme sino alla morte di lui avvenuta nel 2008 a 83 anni).

Jennifer (Joanne Woodward), Rachel nell'edizione originale, è un'insegnante trentacinquenne che vive una noiosa e ripetitiva vita di provincia, oppressa da una madre tirannica che le impedisce con continui ricatti morali di costruirsi una vita propria. Ereditiera di un'impresa di pompe funebri che ha permesso a lei e alla madre di vivere con una certa agiatezza, Jennifer è costantemente prigioniera dei suoi ricordi infantili quand'era bullizzata e apostrofata dai compagni come "la figlia del beccamorto" con un padre autoritario e una madre che l'ha sempre costretta a rimanere bambina. Turbata da continue pulsioni sessuali, corteggiata goffamente dall'occhialuta collega Calla (Estelle Parsons), fanatica religiosa tendente al lesbismo, troverà l'amore nel suo ex compagno di scuola Nick (un gargantuesco James Olson) e dal quale rimarrà incinta. Costretta ad abortire per motivi di salute, Jennifer realizzerà che il suo corpulento amante, lungi dall'essere quell'uomo che aveva sempre sognato, l'ha soltanto usata e abbandonata a se stessa per una semplice avventura. A un passo dal baratro, Jennifer troverà la forza di decidere finalmente per se stessa accettando un posto di maestra lontano da casa, lasciando la madre e la monotonia di sempre e ricordando, come la rimproverava Calla, che "il gelato non deve avere soltanto il sapore di vaniglia!".

Personaggio troppo giovane per considerarsi in declino e troppo vecchio per iniziare ad affrontare la vita, perennemente in bilico tra sanità mentale e follia (emblematica l'ossessione di perdere il suo amante perchè per un secondo ha smesso di respirare), alla Woodward non interessa nè l'isterismo di una Crawford, nè l'autoironia anarcoide di una Rowlands, quanto piuttosto certe icone bergmaniane alle quali con tutta evidenza si ispira, sorretta da una regia forse troppo "delicata" del marito. Perennemente in fuga dal troppo esplicito, lasciando solo accennati argomenti pruriginosi come la masturbazione femminile, l'omosessualità di Calla o la prosaicità di Nick, Paul Newman, se non è in grado di "urlare" come Bergman, non graffia (nè tanto meno vuole farlo) come un Robert Aldrich o un Arthur Penn. Troppo ingabbiato dall'estabilishment produttivo hollywoodiano, si ha quasi l'impressione che tema di fare un torto a tutti coloro che hanno sorriso in scipite commediole come "Missili in giardino" o pianto davanti a drammoni consolatori come "Lassù qualcuno mi ama" o " I segreti di Filadelfia".

Con la fotografia acquarellosa tipica dei prodotti americani degli anni cinquanta e sessanta, Newman dipinge con buona attenzione ai particolari una provincia americana sonnacchiosa, bigotta e rigorosamente bianca, totalmente avulsa dal momento storico estremamente "in divenire" di quegli anni, segnati dalla guerra del Vietnam e dalla contestazione giovanile.

Forse troppo concentrato sul personaggio di Jennifer, bellezza dai tratti irregolari e tremendamente quotidiani, Newman pare abbia avuto come obiettivo quello di far vincere alla moglie un Oscar come miglior attrice protagonista (le resterà una nomination, un'altra andrà alla stratosferica Estelle Parson, oltre a un Golden Globe).

Nulla più che professionali gli altri poco noti interpreti ai quali Newman non sembra tenere in grande considerazione, riducendoli talvolta a semplici macchiette (il preside definito "rospo", l'impiegato imbalsamatore) e sprecando sostanzialmente una buona occasione per quell'auspicata causticità, purtroppo carente.

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