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Via di mezzo tra falso documentario e mockumentary, The first on the moon immagina uno sbarco dei sovietici sulla luna già nei remoti anni '30, rimasto segreto e portato a conoscenza dell'opinione pubblica durante una ricerca condotta ad altri fini da un gruppo di tenaci giornalisti.
Attraverso finti documentari riprodotti con lo stile dell'epoca, si racconta di come il capitano Kharlamov venne addestrato a seguito di una serie di avveniristici esperimenti compiuti con esiti positivi su ignare specie animali, condotto ad effettuare con successo il primo allunaggio secondo una missione che rimase segreta a seguito del declino dell'era di Stalin a partire dalla fine degli anni 30, e per quello letteralmente cancellata non solo segregando i destini degli eroici protagonisti, ma cancellando ogni sorta di testimonianza documentale ed attuando una sorta di lavaggio del cervello della memoria comune di un intero popolo.
L'accuratezza dell'indagine dei giornalisti scopritori dell'incredibile supposto scoop, si concentra anche sulla tribolata fase di ritorno del missile, che riesce ad atterrare in una zona impervia del Cile, dietro la testimonianza di un gruppo di umili pastori, passati per insolenti millantatori, e poi in seguito intervistati dalla troupe incaricata di portare alla luce tutta l'impresa rimasta avvolta nel mistero.
La documentazione pare comprovata da dati di fatto e circostanze dimostrate con fare e dettagli di tutto rispetto, che rendono il mockumentary un film davvero spassoso e divertente.
In particolare risulta straordinaria e sin esilarante la ricostruzione dell'accanimento verso il lavoro da parte della classe operaia russa che si rifiuta di cessare il proprio turno di servizio pur di servire con più determinazione il valor patrio, nonché la manifesta esaltazione della popolazione già nella più tenera età scolare per i dettagli di una missione poi dimenticata con la stessa velocità con cui fu proclamata come un avvenimento noto e sulla bocca di tutti.
Di fatto questo piccolo sofisticato film-bluff si rivela come l'ennesima chicca bizzarra dedicata ai misteri che si celano addentro ai tribolati periodi e processi dedicati dall'uomo alla scoperta e conquista dello spazio a lui più vicino, con particolare riguardo alla contesa che si era creata tra le due superpotenze nei confronti dell'unico e fino a quel fatidico '900 del tutto inviolato e tutto da colonizzare satellite naturale lunare.
Riuscendo stavolta a soprenderci nell'ipotizzare come credibile un avveniristico piani di conquista mosso davvero anzi tempo rispetto alle prime ambizioni in materia spaziale sorte non prima degli anni '50, in tempi di pace ormai conclamati, se non galvanizzati da quella competizione tipica dei periodi da guerra fredda tra le due superpotenze ormai nemiche dichiarate, ma composte ed impegnate ad agire sottotraccia.
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