Regia di Marco Simon Puccioni vedi scheda film
La vita pubblica, quella più intima e privata, la carriera tenace e ambiziosa di una donna integerrima e sicura di sé nella professione, ma più vulnerabile nell'insicurezza e nelle ancor più insidiose pagine di una esistenza personale che, contrariamente a quanto potrebbe pensarsi, appare ancora più problematica, incerta e colma di incogniteme battute d'arresto, rispetto a quella professionale. Fino a quando le ripercussioni del ruolo che si ricopre con tenacia, fermezza e sprezzo per il pericolo, finiscono per interferire con la sfera privata, allontanando da sé l'unica vera ricchezza personale, il patrimonio umano per cui valeva la pena di vivere. Il film ci parla di Armida Miserere, una delle prime donne/direttrici di carcere: ma non di carceri di provincia (ammesso che si possa fare una distinzione in tal senso delle strutture circondariali italiane), bensi di quelle più tristemente note alle cronache come l'Uicciardone, Opera, Pianosa per il loro impegno a isolare esponenti di cosche camorristiche o mafiose: penitenziari in prima linea per garantire misure di carcere duro per i mafiosi e i principali protagonisti della triste storia della criminalità e terrorismo del secondo Novecento.
Ma la vita della tenace donna è anche una vita di affetti e amori, purtroppo molto spesso strappati di mano in modo violento od imprevisto: aborti spontanei, la morte violenta del compagno Mormile, assassinato dalla mafia per scopo rivendicativo ed intimidatorio e altri drammi di una vita sempre troppo pubblica e molto poco privata ed intima.
Per Valeria Golino, brava e puntuale, ispirata e credibile come ci si aspetta, l'occasione per ribadire una particolare perspicacia a disegnare personaggi forti e fondamentali di donne che combattono e soffrono per rivendicare con orgoglio un proprio status o un legittimo diritto calpestato.
Per il regista Puccioni una occasione purtroppo sprecata in una serie un po' pedante e ripetitiva di situazioni ed episodi che alternano vita lavorativa, momenti ufficiali ed intimità sofferta: occasioni che risultano spesso stucchevoli o comunque mal assemblate fra di loro, come una macchinosa sequenza di vicissitudini drammatiche che rendono la struttura del film incerta, disomogenea e pedantemente e prevedibilmente televisiva.
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