Trama
Durante gli anni più duri della storia d'Italia della seconda metà del Novecento, Armida Miserere (Valeria Golino) è una delle prime donne a divenire direttrice di carcere. A lei e ai suoi metodi rigorosi vengono assegnate le sorti degli istituti penitenziari di Opera a Voghera, dell'Ucciardone di Palermo o dell'isola di Pianosa. In mezzo a terroristi, mafiosi e criminali comuni, Armida si mostra dura e non disposta a fare alcuno sconto ma la sua vita privata è contrassegnata dal tragico amore per il compagno Umberto Mormile (Filippo Timi), assassinato in un agguato di camorra nel 1990.
Approfondimento
COME IL VENTO: LA VERA STORIA DI ARMIDA MISERERE
Terzo lungometraggio di finzione diretto da Marco Simon Puccioni, Come il vento racconta la vera storia di Armida Miserere, una delle prime donne a diventare direttrice di un carcere. La sceneggiatura di Come il vento, scritta da Puccioni con Heidrun Schleff e Nicola Lusuardi, segue la vita della Miserere dai 26 ai 46 anni, tracciando il ritratto di una donna che ha iniziato a lavorare a metà degli anni Ottanta (subito dopo l'entrata in vigore della legge Gozzini) e ha saputo affermarsi in un ambiente militarizzato e maschilista. Considerata da tutti una donna dura, la Miserere ha cercato sempre di mantenere vivo il suo lato più umano e femminile, amando intensamente un uomo che la criminalità le portò via in maniera spietata.A raccontare la genesi del progetto è lo stesso regista nelle note di regia presentate in occasione della partecipazione del film fuori concorso al Festival di Roma 2013: «Quando la Pasqua di dieci anni fa ho letto la notizia del suicidio di Armida Miserere, direttrice del carcere di massima sicurezza di Sulmona, ho pensato subito che avrei voluto raccontare la sua storia. Mi aveva colpito molto la vicenda di questa donna catapultata in una delle istituzioni più maschiliste e opprimenti della società che, senza rinunciare alla sua femminilità, riesce a governare gli uomini reclusi e stabilire rapporti camerateschi e di amore con i suoi compagni di lavoro. Mi interessava anche capire come e perché questa fibra, apparentemente così solida, era arrivata a spezzarsi. Indagando nella sua biografia ho scoperto che, 13 anni prima, il suo grande amore, Umberto Mormile, era stato ucciso dalla 'ndrangheta apparentemente perché non si era lasciato corrompere. Forse la verità è più complessa di quella che emersa dal processo, ma non era compito di questo film svelare questa verità.
La mia intenzione non era celebrare la vita di un’eroina, ma compiere un’indagine su una vita di una donna comune, forte e fragile, immersa totalmente nella lotta per una giustizia giusta.
Una donna dello stato, capace di un gesto estremo che lascia spiazzati tutti quelli che la amavano o la detestavano, un gesto che è insieme un sacrificio d’amore e una vendetta.
Quando il 19 aprile 2003 Armida ha scelto di togliersi la vita ha deciso di gettare il suo corpo contro chi, morto dentro, ha infranto i suoi sogni, dimostrando che solo chi è vivo può morire e, come il vento, continuare a vivere libero.
Credo che l’interesse di questo progetto risieda nella vicenda umana del personaggio principale. Ho cercato, ancor più che miei film precedenti (Quello che cerchi, Riparo - Anis tra di noi) uno stile semplice, che desse spazio alla verità del personaggio, cercando di miscelare il film di impegno civile con la storia d’amore, gli elementi più intimi e emotivi con l’aspetto sociale».
I PERSONAGGI PRINCIPALI
In Come il vento a interpretare Armida Miserere è l'attrice e regista Valeria Golino, che così racconta il suo personaggio: «Non è facile tenere testa ad Armida: la dolorosa storia di questa bionda, minuta direttrice di carcere, va dai suoi 26 ai 46 anni. Magra o sovrappeso, comunque tesa e nervosa, Armida è intelligente, ironica, amichevole e scherzosa, ma anche inflessibile, moralista, giustizialista. Il suo sguardo vivo, intenso, comunicativo, può incutere rispetto anche in uomini molto più grandi di lei. Il suo passo svelto e deciso ci comunica il suo essere molto esigente nei suoi confronti e in quelli degli altri. Suo padre le ha inculcato il senso della disciplina, le ha insegnato a essere timone e timoniere, a raggiungere risultati. In sé coniuga la capacità di agire rapidamente con decisione e passione con un carattere dolce e riflessivo.
Ama senza riserve, in modo assoluto, senza mezzi termini, chiede e dà verità, non perdona i sotterfugi, le falsità, le ipocrisie. La sua curiosità le ha insegnato ad occuparsi un po’ di tutto. Ama le arti, la fotografia, il teatro, il cinema e, soprattutto, la lettura. Legge moltissimo e spesso scrive con gusto e proprietà di linguaggio, lettere e diari, e a volte anche testi più complessi come dialoghi immaginari o brani di autobiografia in quadri.
Si è specializzata in criminologia perché voleva conoscere a fondo l’uomo, sondare i misteri dell’animo umano che portano a compiere crimini efferati, si è ritrovata ad applicare la sua competenza in una istituzione misteriosa e perversa come il carcere.
Non sembra che sia stato il lavoro a piegarla, ma l’impossibilità di realizzare i suoi sogni romantici. Armida cerca l’amore: dopo alcuni rapporti insoddisfacenti, finalmente ha la fortuna di incontrare Umberto, di cui si innamora e da cui è ricambiata con generosità. Un uomo che è al livello delle sue esigenti richieste di attenzione e di eticità e con il quale condivide interessi intellettuali e passione amorosa. Questo idillio è spezzato una mattina del ‘90. Dopo di allora Armida cerca di innamorarsi ancora, imparando a vivere senza Umberto, ma senza mai poterne fare veramente a meno.
La sua onestà, coerenza e determinazione la spingono ad un atto estremo, che è un gesto di rabbia e di amore, ma forse letto in prospettiva anche una accusa verso una società divenuta troppo cinica e indifferente».
Il ruolo di Umberto Morile, grande amore di Armida, è invece appannaggio di Filippo Timi, esaustivo nella descrizione del suo personaggio: «Umberto lo conosciamo nei suoi ultimi mesi di vita quando ha 37 anni. Romano, fumatore accanito, bruno, occhi profondi e trasparenti sempre in cerca, irrequieto, geloso, intelligente, silenzioso e disperato. Ha iniziato a servire lo stato da poliziotto, da studente era attratto dalle materie umanistiche e filosofiche, poi si è trovato per strada, a contatto con i delinquenti e gli è nata la passione per salvare le persone. Il suo dilemma riguarda fino a che punto spingersi nell'avvicinarsi ai detenuti e dove fermarsi. Poco può essere troppo e troppo può non essere sufficiente, è difficile giudicare e la sua passione non poteva tenere conto di tutti i confini.
Il suo personaggio rappresenta quella parte dell’istituzione penitenziaria che crede nella rieducazione, nella possibilità di cambiamento. Il lavoro, il teatro, la musica sono gli strumenti con cui cerca di trasformare gli uomini che gli sono stati affidati. Sente il suo ruolo di educatore come la sua ragione di vita ed è felice come un bambino quando vede i detenuti sciogliersi e giocare con le emozioni e i sentimenti che nascono nei testi e vivono nei loro corpi.
Con Armida cerca e vive l’amore quotidiano, normale, semplice, assoluto. La sua intelligenza, la sua ironia, il suo carattere ombroso conquistano e addomesticano un animale indipendente e geloso della sua libertà, come Armida. Il vuoto che lascia, quando muore, è incolmabile, anche se Armida cercherà di riempirlo, alla fine attende solo di raggiungerlo».
Note
Da Parma a Lodi, da Pianosa all’Ucciardone di Palermo, Puccioni segue la straordinaria mimesi di Valeria Golino, privilegiando l’interiorità ferita della donna al respiro di una storia che avrebbe forse meritato più ampiezza in cronaca. Segnata dall’uccisione a stampo mafioso dell’amato Umberto Mormile, la Miserere è un corpo privato dell’anima in perenne girovagare da un carcere all’altro, alla ricerca dei colpevoli dell’assassinio e di un’altra ragione per svegliarsi al mattino. Una vita di emozioni implose restituita con doverosa sottorecitazione e con messa in scena concreta fino a far male. Melodramma biografico di spessore, in rare occasioni si concede a un forzato lirismo intimista, che perdoniamo volentieri a un’operazione coraggiosa e intelligente, dedicata a uno tra i simboli di una coscienza perduta, di una morale incorrotta, di una giustizia giusta.
Trailer
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Commenti (2) vedi tutti
Film duro ma visionabile !
leggi la recensione completa di chribio1Biopic all'altezza di una personalità complessa, per sempre accompagnata dal dolore.
commento di stenlio